Sono giorno frenetici nel mondo dello sport: il governo infatti ha dimorato le ultime linee guida per la cosiddetta Fase 2 e le diverse federazioni hanno in questi giorni adattato alle linee guida un nuovo protocollo per la ripresa degli allenamenti anche degli sport di squadra, volley compreso. Benchè il campionato sia concluso e pure per questa estate non sono più previsti appuntamenti per le nazionali (è stata annullata anche la Nations League), di fatto è stato dato il via libera alla ripresa degli allenamenti congiunti a partire dal prossimo 25 maggio, sotto però diretta osservazione del protocollo stilato dalla FIPAV. Anche questa volta la Federazione italiana Pallavolo si è distinta per un atteggiamento particolarmente prudente: è stata stilato un protocollo per il volley stringente, ed è pure stata istituita la figura del Covid Manager che dovrà sorvegliare l’esecuzione delle norme prescritte. Distanziamento, sociale, attività in piccoli gruppi senza creare assembramenti, sanificazione, controllo della temperatura, niente uso degli spogliatoi e uso limitato dell’impianto tra le prime indicazioni generale contenuto nel protocollo per la ripresa degli allenamenti di volley. Ma pure indicazioni sugli allenamenti, cui devono essere evitati contatti tra gli atleti (ricezione, muro individuale ecc) e gli esercizi di gioco, la possibilità per un giocatore di usare uno, massimo due palloni personali, come pure la possibilità di fare solo esercizi analitici individuali, o sintetici senza contatti con le altre persone.
GIANI: NON ALLENIAMO MINIVOLLEY
Capiamo dunque subito che le possibilità per i giocatori di riprendere gli allenamenti collettivi a partire dal prossimo 25 maggio, stando alle linee guida fissate dalla Federazione sono quanto meno limitanti, specie per i professionisti. Punto che è stato sottolineato più volte anche dallo stesso allenatore di Modena Andrea Giani, che non ha risparmiato anche immagini colorite per spiegare le grandi difficoltà di applicazione delle regole, a un livello così alto. L’allenatore ha affermato: “La mia opinione è che, all’interno del nostro campo, che si chiama sport di squadra per l’appunto, qui il lavoro che possiamo fare è quello di dare questo due famosi palloni per giocatore e fare delle esercitazioni analitiche come si fanno nel mini volley. Solo che qui non alleniamo minivolley ma atleti professionisti, e c’è una grande differenza: se ho davanti dei bambini lo posso fare, ma se ho degli atleti professionisti non posso pensare di allenare con esercizi analitici dove facciamo del mini volley. Questa cosa qui va in contrapposizione con cosa realmente facciamo cioè di gestire delle macchine da competizione e mi dispiace perchè non dovrebbe essere così”. Giani poi continua per Volleyball.it: “Chiaramente all’interno di queste linee guida si capisce che c’è un’assunzione di responsabilità per cui non ci possiamo permettere all’interno della nostra area che qualcuno si possa ammalare. Lo capisco però è anche vero che è questo è il nostro lavoro. Non andiamo in palestra per un aspetto ludico o ricreativo, ma è il nostro lavoro. Siamo dei professionisti. Purtroppo le responsabilità sono troppo grosse evidentemente”. In chiusura il tecnico di Modena ha poi aggiunto: ” C’è da considerare anche l’aspetto fisico, importante per degli atleti professionisti: le linee guide dicono che il lavoro fisico lo devi fare da casa e da remoto ed è un’altra cosa che non sta nè in cielo nè in terra”.