La fluoxetina, farmaco usato per trattare depressione, disturbo ossessivo-compulsivo, alcuni disturbi dell’alimentazione (come la bulimia) e attacchi di panico, potrebbe essere utile contro il coronavirus. È quanto ipotizza un gruppo di ricercatori tedeschi in uno studio ancora in fase di pre-stampa (ma disponibile su bioRxiv). Visto che gli scienziati non vogliono lasciare nulla di intentato nella cura del Covid-19, hanno cominciato a prendere in esame diversi farmaci. I ricercatori dell’Istituto di Virologia e Immunobiologia sostengono che la fluoxetina, più noto col nome commerciale Prozac, può inibire la replicazione del virus Sars-CoV-2, che causa il Covid-19. Inoltre, suggeriscono che la dosa da somministrare sia quella che si assume per il trattamento della depressione. Se i risultati di questi studi dovessero trovare ulteriore riscontro, e quindi dovesse essere accertata l’efficacia del farmaco antidepressivo, allora sarebbe facile da reperire, oltre che ad un costo ragionevole.



PROZAC CONTRO CORONAVIRUS? IL RUOLO DELLA FLUOXETINA

In che modo il Prozac, cioè la fluoxetina, può essere efficace nella lotta contro il Covid-19? Il meccanismo è stato spiegato dai ricercatori tedeschi. Hanno notato che è in grado di “spegnere” la tempesta di citochine che sviluppa il sistema sanitario in risposta all’infezione. Si tratta di una condizione molto pericolosa per i malati di Covid-19. Il problema è che la fluoxetina, secondo la FDA, ha vari effetti collaterali, come l’aumento delle tendenze suicide, ansia e insonnia, aumento delle emorragie, per citarne alcuni. Ci sono comunque vari studi che suggeriscono che la fluoxetina abbia effetti antivirali. Ad esempio, sono emersi effetti contro l’enterovirus, il Coxsackie virus (che causa l’afta epizootica) e la dengue. Il 13 aprile scorso i ricercatori della Washington University School of Medicine hanno annunciato l’inizio di una sperimentazione clinica proprio per studiare l’efficacia della fluoxetina nel trattamento dei pazienti non ospedalizzati con Covid-19, dopo che – come riportato da Firstpost – uno studio dell’Università della Virginia aveva notato che riduce gli effetti negativi dell’infezione nei topi.

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