Psichiatra condannato per violenza sessuale. La vittima: “Mi soggiogava”

Cogliati Dezza, noto psichiatra di Roma, è stato interdetto dopo la condanna per violenza sessuale ai danni di una paziente, ma non è stato radiato. Sono stati chiesti 4 anni e 6 mesi ma l’iter è ancora all’inizio: si tratta infatti del primo grado. Il giudice si è preso 90 giorni per depositare le motivazioni della decisione ma i legali ricorreranno in appello. La famiglia si fidava ciecamente del medico, che aveva avuto in cura anche la sorella della giovane, che durante la terapia si è suicidata. La ragazza, così come la sorella, è finita in un incubo fino a quando non ha trovato la forza di denunciare.



A Storie Italiane, la vittima ha raccontato: “Denunciare questo fatto è stato veramente molto molto difficile. Lui mi ha soggiogata e io avevo paura di trovarmi senza un medico. Per me lo psichiatra è fondamentale, un medico importantissimo. Ad un certo punto io volevo anche ritirare la denuncia, pensavo che nessuno avrebbe creduto ad una ragazza con patologie psichiatriche, ero io contro un medico molto stimato. Io inizialmente non ho chiesto aiuto per paura. L’ho fatto quando l’escalation di violenza era diventato esagerato. Dopo la denuncia sono rimasta senza medico per molto tempo perché non mi fidavo di nessuno. Ora vado da uno psichiatra molto bravo ma con molta difficoltà. Sto riprendendo in mano la mia vita che si era interrotta nel 2019″.



Il papà della vittima: “Non ci aveva mai detto niente”

Prima ancora di avere problemi alimentari, la vittima ha un disturbo bipolare e bordeline. Ha tentato più volte il suicidio: per questo per lei la figura dello psichiatra è fondamentale. Il medico ha fatto leva sulle sue fragilità per approfittare di lei fisicamente. Oltre ad averla costretta più e più volte ad avere rapporti sessuali, la legava e picchiava, non prima di averle fatto delle punture per farle sentire meno il dolore.

Il papà della ragazza, collegato con Storie Italiane, ha rivelato: “Stiamo cercando di mettere insieme i pezzi del puzzle e uscirne fuori. Ora sta sicuramente meglio di come stava prima. Nostra figlia non ci ha mai detto niente, non lo abbiamo mai saputo. Tra l’altro era un periodo che ogni volta che mia figlia andava dallo psichiatra, tornava a casa un pochino sconvolta, come è normale che sia quando affronti dei problemi. Per noi era difficile accorgercene. Io francamente mi sarei aspettato di più dalla sentenza, perché avevano chiesto sei anni e sei mesi. Ora vediamo l’appello, mi auguro che venga confermata la condanna“.