Il caso di Barbara Capovani, la psichiatra uccisa a Pisa da un ex paziente, continua a far discutere i professionisti del settore, soprattutto quelli che lavorano negli ospedali pubblici, che più volte anche in passato avevano lanciato l’allarme di pericolosità di alcune situazioni che sono costretti ad affrontare senza sicurezza. Paolo Crepet scrittore, noto psichiatra e opinionista tv, analizza la situazione attuale, in un’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa. Crepet conferma subito i timori dei suoi colleghi e dice “La situazione non è semplice. Ho i miei anni e di episodi come questo me ne ricordo diversi: è, purtroppo, un rischio del mestiere.“. E aggiunge “Quando si ha a che fare con l’ignoto può succedere, nessuno è onnipotente“, certo è che lo psichiatra dovrebbe lavorare sulla prevenzione di questi fenomeni, episodi come questo non nascono improvvisamente “Da una brutta giornata“.
“Ma se parliamo di ‘pericolosità sociale‘ e di misure per contrastarla o prevenirla, per onestà andrebbe detto che, statisticamente, è più pericolosa la razionalità delle organizzazioni criminali“. Quindi Crepet, non colpevolizza dal tutto il paziente, perchè ammette che, purtroppo, la chiusura dei manicomi, anche se misura sicuramente giusta, ha poi lasciato molti malati senza una vera alternativa. Il servizio pubblico garantisce ben poco “In un quarto d’ora di visita lo specialista fa in tempo solo a prescrivere psicofarmaci. Ai pazienti manca la cura dell’ascolto“.
Paolo Crepet “Si lobotomizzano i pazienti con psicofarmaci, ma serve più ascolto”
Paolo Crepet si sofferma nell’intervista a La Stampa, a parlare di quali siano i problemi più gravi dei servizi psichiatrici e di salute mentale offerti dalla sanità pubblica. Mancano le strutture adeguate per offrire una cura specifica ad ogni paziente e prevenire anche episodi di violenza come quello accaduto a Pisa. Ad esempio, dovrebbero essere istituiti presidi regionali, day hospital psichiatrici che “Costano meno dei reparti ospedalieri“. Purtroppo così lo specialista ha ben poco da offire, se e può tenere il paziente un quarto d’ora per una visita veloce, è costretto solo paolo crepeta prescrivere medicine.
E su questo dice “So che la chimica è importante, ma ci sono interessi affinché il medico di base o la struttura sanitaria di igiene mentale consumino psicofarmaci.” Concludendo, secondo Crepet, la strada non è quella di “lobotomizzare i pazienti con i farmaci“, invece, sembrerebbe sia ciò che accade da 40 anni, quando dopo l’entrata in vigore della “Legge Basaglia“, di fatto gli specialisti sono stati “abbandonati dalla sanità“.