Un giorno il nostro psichiatra potrebbe essere un robot. È il quotidiano francese France Soir ad affrontare l’argomento, affermando in un articolo dedicato che “in un contesto in cui i disturbi e le patologie psicologiche e psichiatriche sono in aumento, l’Intelligenza Artificiale sembra utile per poter soddisfare una forte domanda, in particolar modo in termini di diagnosi”. A oggi, dopo il peggioramento delle condizioni di salute mentale globale conseguente alla pandemia, il ricorso alla IA e a un robot psicologo potrebbe essere la chiave di svolta di questo settore.
L’utilizzo di robot in campo psicologico e psichiatrico non manca però di suscitare dubbi e perplessità. Questo tipo di tecnologia permea già diversi settori della quotidianità, rivestendo per esempio il ruolo di dipendenti nelle fabbriche e perfino di camerieri nei ristoranti come sottolinea France Soir, eppure la sua applicazione alla psicologia potrebbe non essere così semplice. Il robot psicologo può “combattere la solitudine e fornire supporto”, “gestire lo stress e facilitare il teleconsulto”, ma anche fornire sostegno al “personale infermieristico” spiega il quotidiano francese, eppure potrebbe non possedere la stessa neutralità degli psicologi umani. Inaspettatamente.
Robot psicologo, i dubbi e i limiti di questa tecnologia: la questione della privacy
Per molte persone, confidarsi con un robot psicologo potrebbe essere più facile rispetto all’interazione con un essere umano. Eppure, come hanno precisato a ‘France Soir’ Vincent Martin, dottore in informatica all’Università di Bordeaux, e Christophe Gauld, psichiatra infantile e medico del sonno all’Università di Parigi 1 Panthéon-Sorbonne, le intelligenze artificiali si basano su pregiudizi dunque non possono garantire la neutralità del loro “pensiero”. In più, i due esperti sottolineano che “i gesti, la posizione dei corpi nello spazio, leggere le emozioni sul volto o riconoscere segnali sociali non espliciti sono per loro generalmente impossibili” compromettendo di fatto “il rapporto paziente-caregiver, che è anche una parte importante della cura”.
Per Thomas Gouritin, esperto di chatbot, il robot psicologo potrebbe mancare di empatia, perché risponderebbe ad alcune parole chiave ma senza potersi adattare in tempo reale alle confidenze del paziente. Tra i problemi che potrebbero sorgere con l’avvento dei robot psicologi c’è anche quello della privacy e della raccolta dei dati sensibili dei pazienti. I robot potrebbero infatti essere presi di mira da hacker malintenzionati, i quali potrebbero impossessarsi delle risposte dei pazienti memorizzate dall’intelligenza artificiale.