Nei giorni scorsi si è molto discusso della proposta del Ministro Zangrillo di “allungare” la vita lavorativa dei dipendenti pubblici spostando l’uscita dal mercato del lavoro (la pensione) a ben 70 anni perlomeno, probabilmente almeno in una prima fase, su base volontaria.

In questo contesto va letta, ad esempio, anche la trattativa in corso presso l’Aran per i dipendenti delle funzioni centrali, gli “statali”, che probabilmente rappresentano nell’immaginario pubblico il posto “più fisso” che c’è.



L’attuale proposta “economica” ipotizza incrementi della retribuzione media complessiva a regime di 160 euro, pari al 5,74%. Ci sarebbe, inoltre, un’apertura del Governo a concedere un ulteriore incremento per tutti i dipendenti pubblici dello 0,22% in forma di salario accessorio. Una decisione, questa, che potrebbe portare a un aumento fino al 6% nella retribuzione degli statali. I sindacati, tuttavia, hanno chiesto di esplicitare incrementi differenziati nei diversi settori.



Si è parlato molto anche di lavoro agile e i tecnici  hanno già proposto alcune soluzioni specifiche per precise categorie di dipendenti pubblici, come ad esempio lo “smart working” rafforzato.  In sostanza, per i lavoratori più “maturi” potrebbe essere prevista, da parte delle singole Amministrazioni, una maggiore flessibilità nelle ore di lavoro. Questo significa, ad esempio, che i lavoratori “senior” potrebbero ricorrere maggiormente al lavoro da casa, anziché essere fisicamente presenti in sede. Si immaginano, insomma, concrete strategie di “age management“.



Queste persone, con la loro esperienza e le loro competenze, potrebbero, quindi, essere coinvolte in attività di mentoring/coaching per i neo-assunti, in iniziative per l’integrazione di culture e approcci diversi, come il team building, o di reverse coaching in cui figure junior e senior imparano a vicenda.

Alcune parti sindacali sostengono che il testo proposto indichi “obiettivi e strumenti” ambiziosi, ma che siano, in realtà, mere enunciazioni prive di concreta sostanza, una norma, fondamentalmente, “programmatica”. Nelle prossime settimane, quindi, sarà necessario lavorare per trovare, nella trattativa, un punto di equilibrio “possibile” e sfidante per tutte le parti interessate.

In una società dove si vive sempre meglio, e sempre più a lungo, sarà, infatti, necessario capire quale bilanciamento trovare, nel settore pubblico forse più che nel privato, tra una gestione intelligente delle persone più “mature”, e la loro esperienza “on the job”, e le competenze dei “giovani” sempre più necessarie per rispondere alle nuove sfide emergenti nelle complesse, dinamiche e veloci comunità di oggi.

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