Nel contesto di ripresa del nostro Paese uno degli interventi più interessanti per l’organizzazione della Pubblica amministrazione è costituito dal Piano integrato di attività e organizzazione, da cui l’acronimo Piao, istituito nell’ambito del decreto legge n. 80/2021, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2021, n. 113, dapprima previsto per il 31 gennaio, poi slittato in prima applicazione al 30 aprile per tutte le Pa e al 31 luglio per gli enti locali.
La norma mira a semplificare una serie di documenti programmatori delle pubbliche amministrazioni allo scopo di ‘assicurare la qualità e la trasparenza dell’attività amministrativa e migliorare la qualità dei servizi ai cittadini e alle imprese e procedere alla costante e progressiva semplificazione e reingegnerizzazione dei processi anche in materia di diritto di accesso […]’.
Dal testo normativo, e dalla bozza di ‘Piano tipo’ del ministero della Pubblica amministrazione che circola informalmente, emergono tre interessanti elementi di novità: da una parte, si introduce nell’ordinamento il concetto di ‘valore pubblico’, che viene fatto coincidere con gli obiettivi strategici e operativi dell’ente; dall’altra, viene ribadita l’importanza della definizione e della valutazione della performance, in accordo con l’orientamento del Recovery Fund europeo, che per i prossimi cinque anni ci vedrà impegnati in progettazioni a rendicontazione di performance e non di spesa. Il terzo elemento riguarda la valorizzazione del personale perché, come enunciato nel Pnrr, è sulle persone che ‘si gioca il successo non solo del Pnrr, ma di qualsiasi politica pubblica indirizzata a cittadini e imprese’.
Sebbene siano state sollevate alcune critiche sui tempi e sui modi dell’intervento normativo, i contenuti del nuovo documento favoriscono alcune riflessioni sulla sostanza dell’azione amministrativa e sul significato che assume in questo momento storico il tema della collaborazione.
Il Piao costituisce, innanzitutto, un’occasione per interrogarsi sulla bontà dei modelli organizzativi adottati finora e per acquisire una maggiore consapevolezza su di essi, per ipotizzare nuovi percorsi integrati, anche tenendo conto della necessità di intraprendere ben più profondi percorsi culturali.
In questo senso, torna alla mente un’intervista del 2010 dove Sergio Marchionne, appena ricevuto il premio ‘Pico d’Oro’ a Mirandola, ricordava che “Secondo il filosofo [Pico della Mirandola], l’uomo è il più dignitoso delle creature viventi perché può scegliere che cosa vuole diventare. È l’unico, sulla terra, a non avere un destino già segnato: è il solo che ha nelle proprie mani la possibilità di forgiare la propria vita e di scegliere la posizione che vuole occupare nel mondo”.
Ciò che caratterizza l’azione umana è sempre la libertà di scelta, che pone innanzi ad una responsabilità sulle proprie azioni, anche in ambito lavorativo. Per questo, la predisposizione di un nuovo documento programmatorio omnicomprensivo, in un contesto storico di ripresa, rappresenta un forte impulso al risveglio della libertà personale, oltre le maglie del mero adempimento formale di schemi predefiniti.
Scegliere di oltrepassare l’approccio adempimentale porta con sé una prima importante conseguenza: permette di dialogare, nel senso proprio di entrare in rapporto con un’altra persona attraverso un confronto verbale. Se ci fermiamo a guardare le nostre giornate lavorative, soprattutto in questo ultimo anno, dialogare con le persone con cui si lavora e con i cittadini della comunità di riferimento non è più qualcosa di assodato. E se per qualcuno si tratta della prosecuzione di un approccio già stratificato, per molti altri è divenuta un’abitudine post lockdown che si fatica ad abbandonare.
Eppure il dialogo costituisce una pratica fondamentale per giungere ad un ulteriore elemento di riflessione verso cui ci porta il Piao: la collaborazione, ovvero l’azione congiunta per un fine comune e condiviso. Nella collaborazione si giocano la forma e il valore della società del futuro. Ma quali dimensioni ha questa collaborazione?
Innanzitutto, prende corpo nei rapporti interni alle pubbliche amministrazioni: negli uffici, nei Settori e nei Dipartimenti, attraversati storicamente da una forte difficoltà relazionale e sinergica nel progettare e nel raggiungere obiettivi condivisi anche per l’assenza di piani di comunicazione e di benessere aziendale.
Collaborazione, poi, nei rapporti tra pubbliche amministrazioni, in senso orizzontale e in senso verticale, per mettere in condivisione dati e competenze nell’ottica di mantenere la propria identità pur nell’ambito di strategie comuni. Un tale approccio non può non considerare anche i rapporti con gli stakeholders e con i cittadini, perché i bisogni latenti che la pandemia ha fatto emergere con forza non possono essere disattesi e, al tempo stesso, è il momento di incentivare i corpi intermedi, ma anche le imprese stesse, a un rinnovato impegno sociale. La collaborazione assume, altresì, la forma della partecipazione attiva alle strategie europee per la ripresa dell’Unione in tutti gli ambiti in cui risulti necessario creare condizioni abilitanti o imprimere accelerazioni culturali.
Infine, non può non considerarsi il fatto che tutti gli interventi che la Pa è chiamata a mettere in atto portano con sé anche la responsabilità di essere improntati alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica, secondo la macro visione dei 17 goal dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile approvata dall’assemblea generale dell’Onu.
Tutte le dimensioni richiamate possono ritrovarsi nel Piao e lì essere affrontate operativamente attraverso una seria analisi del proprio stato di fatto, una rilevazione dei bisogni di ciascun servizio e la definizione di percorsi individuali e di team adeguati al contesto storico e territoriale.
L’auspicio, pertanto, è che nel cammino di transizione culturale del nostro Paese il Piao rappresenti uno strumento in grado di stimolare la valorizzazione delle donne e degli uomini che operano all’interno delle pubbliche amministrazioni, nella prospettiva di riproporre l’assunzione di responsabilità personale alla creazione di bene comune.
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