Immagini choc quelle pubblicate dalla Cnn e che vedono come protagonista Puff Daddy, nome d’arte di Sean Combs, rapper e produttore discografico statunitense. Nelle immagini si vede l’artista correre nei corridoi dell’albergo, raggiungere una donna e picchiarla selvaggiamente. La vittima è la sua ex fidanzata, Cassie Ventura, che ha condiviso la sua vita con Diddy dal 2007 al 2018. La sequenza mostrata dalla Cnn, che l’ha ricevuta dalla polizia, mostra la verità sulle accuse di violenza mosse dalla ragazza nei confronti dell’ex fidanzato ormai alcuni mesi fa.
Il produttore si era sempre difeso spiegando come non ci fosse nulla di vero nelle parole di Cassie Ventura ma il video mostra una verità completamente diversa. La ragazza ha raccontato di essere stata non soltanto picchiata da Puff Daddy, ma anche stuprata, dopo che lo stesso era entrato in casa sua senza autorizzazione. Al momento della denuncia, Cassie aveva spiegato: “Dopo anni di silenzio e di buio sono finalmente pronta a raccontare la mia storia e a parlare a nome mio e a beneficio di altre donne che affrontano violenza e abusi nelle loro relazioni”.
Le accuse ai danni di Puff Daddy
Negli ultimi mesi Puff Daddy è salito alla ribalta delle cronache per via di alcune denunce: il rapper è stato accusato di molestie e abusi oltre che di stupro di gruppo e sfruttamento della prostituzione. Le prime accuse sono arrivate dalla sua ex, Cassie Ventura, che ha fatto causa a Diddy, con il quale ha avuto una relazione durata 11 anni e cominciata quando lei aveva appena 19 anni e lui 37. La donna ha raccontato di numerosi abusi subiti nel corso della loro relazione: il rapporto tra i due si sarebbe chiuso proprio dopo un tentativo di violenza sessuale.
Dopo le accuse di Cassie Ventura erano arrivate anche altre ai danni del rapper e produttore discografico, anche relative agli anni Novanta. Puff Daddy si era difeso spiegando che le accuse emerse avevano il solo obiettivo di infangare il suo nome e guadagnare soldi con i risarcimenti. Le immagini pubblicate dalla Cnn, ricevute dalle forze dell’ordine, mostrano però tutt’altra realtà.