Ha dell’incredibile la battaglia giudiziaria dell’assessore regionale pugliese Gianni Stea. Ha chiesto di accedere alla procedura di sovraindebitamento, pur con una famiglia che vive con 10mila euro al mese. Per l’indennità di carica percepisce, infatti, 8.300 euro al mese che, sommati allo stipendio della moglie Angela Miglionico, che è consigliere comunale ad Altamura, fanno appunto 10mila euro al mese circa. È pur vero, come ricorda la Gazzetta del Mezzogiorno ricostruendo la vicenda, che la legge dal 2012 permette a chi è sopraffatto dai debiti di accedere ad una procedura che, con il via libera dei creditori, permette la chiusura tombale di ogni pendenza e impedisce a terzi qualunque operazione sul patrimonio del debitore. Ma qui si tratta di farsi abbuonare 2,657 milioni di euro dovuti per contributi previdenziali e assistenziali, Irpef, Irap e ritenute fiscali non versate per circa 39mila euro, pur portando a casa 10mila euro al mese.



Gianni Stea al tribunale di Bari ha praticamente detto di essere rimasto disoccupato e di non avere altri redditi oltre a quelli sopraccitati. Il problema è che all’assessore dei Popolari servono 9mila euro per garantirsi la sopravvivenza, quindi ha solo mille euro per far fronte a quel debito con l’erario.



ASSESSORE PUGLIA SI FA ABBUONARE 2,7 MLN DAL FISCO

Sembra uno scherzo, ma non lo è. Non c’è neppure nulla di divertente in questa storia, che può strappare al massimo un sorriso amaro. Basti pensare a tutte quelle persone che si indebitato con l’erario perché sopraffatte dalla crisi. Le cose evidentemente sono andate male pure al consigliere regionale pugliese Gianni Stea, visto che nel 2015, quando è stato eletto per la prima volta, nel curriculum pubblicato sul sito della Regione Puglia dichiarava di essere «amministratore di un’azienda di import-export di prodotti ortofrutticoli». L’esponente dei Popolari ha chiuso l’attività, sebbene si sia spesso vantato pubblicamente di essere un grande imprenditore agricolo, e ora non riesce a far fronte a quelle pendenze.



Nel novembre 2018 – ricorda la Gazzetta del Mezzogiorno – l’Agenzia delle Entrate gli ha fatto pignorare 1.826,72 euro al mese di indennità di consigliere regionale. Ma ora può guardare al futuro con speranza, perché questa vicenda per lui ha un “lieto fine”, visto che nei giorni scorsi il giudice Michele De Palma ha omologato la proposta del consigliere regionale. Dovrà vendere per 140mila euro alla moglie un suolo agricolo di sua proprietà per chiudere tutte le sue pendenze col Fisco pagando in tutto 145mila euro.