E’ in sala in questi giorni il film “Dante”, ultima fatica di Pupi Avati con protagonista Alessandro Sperduti. “Affrontare Dante da solo mi sembrava un’impresa ardua. Dante è un personaggio talmente misterioso… mancava un dato umano, il Dante ragazzo”, ha raccontato il regista ai microfoni di Oggi è un altro giorno.



Nel corso del dialogo con Serena Bortone, Pupi Avati si è soffermato sul lato umano del Sommo Poeta: “Aveva una grande, estrema sensibilità e vulnerabilità. Io ho amato Dante leggendo ‘La vita nova’, il rendiconto puntuale del suo rapporto con Beatrice”. Presente in studio anche Alessandro Sperduti, che ha prestato proprio il volto a Dante: “E’ stata un’esperienza bellissima. Avevo già lavorato con Pupi in precedenza, ma questa volta il rapporto si è intensificato. Ho fatto un viaggio, come Dante”.



Pupi Avati racconta il suo “Dante”

Dopo il grande elogio da parte di Pupi Avati“Ha una sensibilità estrema, alla fine di ogni inquadratura si butta sulla persona che gli è vicina e singhiozza, piange”Alessandro Sperduti ha parlato del suo rapporto con Dante: “Mi ha colpito l’immagine di Dante. Io partivo dall’immagine scolastica, ma ho scoperto questa parte più umana e più fragile, questa capacità di darsi. […] Recitare nudo è stata una novità per me, non mi era mai capitato”.

Incalzato dalla Bortone, Pupi Avati è tornato sul suo legame con Lucio Dalla: “Io accettai una proposta di una band di jazz, quando mi proposero di portare questo nanerottolo bruttarello, non mi sentì preoccupato. Ero il primo clarinettista… Una notte a Francoforte, scese in lui il talento: improvvisamente iniziò a suonare sempre meglio, al punto che io regredivo e desideravo la sua morte (ride, ndr). rassegnato al fatto di non poter più competere con lui, smisi di suonare. Lo dissi al resto dell’orchestra e nessuno disse ‘no’. Ci rimasi malissimo”.