Il grande regista italiano Pupi Avati è stato ospite stamane del programma di Rai Uno, Uno Mattina. Le prime parole sono state per il maltempo in Emilia Romagna, lui che è di Bologna: “Molti parenti li ho sentiti, in particolare in questi giorni e ore tremende, l’Emilia contrariamente alla Romagna è stata maggiormente risparmiata da questa catastrofe. Le assicuro che noi emiliani/romagnoli (io vorrei essere romagnolo ma sono emiliano), sappiamo reagire, proveniendo dalla cultura contadina che ci dà radici forti e positive, mia madre diceva si chiude una porta e si apre un portone, trasformiamo tutte le catastrofi in opportunità. Io mi ricordo la reazione dell’Emilia Romagna dopo la seconda guerra mondiale, nel momento della ricostruzione, fu fantastico, ero un bambino piccolo e in pochi giorni potevi vedere ricostruire città completamente distrutte. Parliamo del Polesine, che fu qualcosa di devastante, ma anche degli ultimi terremoti.. abbiamo sempre reagito – ha proseguito il maestro Pupi Avati – senza piangerci addosso, senza imputare ad altri responsabilità ma cercando di trovare subito delle soluzioni, e siamo molto coesi, penso che questo fatto la possiamo rivendicare. Chi viene da quelle radici e da quella cultura è abituato a queste calamità”.



PUPI AVATI, IL NUMERO FILM, L’AMORE E LA VECCHIAIA

Pupi Avati ha quindi parlato del suo ultimi film, 14esima domenica del tempo ordinario, che trae ispirazione dall’amore della sua vita: “Lei si è mai chiesto – le parole di Pupi Avati rivolgendosi a Massimiliano Ossini, conduttore di Uno Mattina – facendo finta di avere 84 anni: il giorno più felice della sua vita qual è stato? Faccia una comparazione fra tutti i giorni che ha vissuto prima di quel giorno e poi dopo quel giorno. Il drone che sorvola la nostra vita si è fermato su quel giorno ed ha pensato che ha raggiunto la felicità e sarebbe stato sempre così, ma purtroppo non è così”.



Pupi Avati ha svelato: “Per me il giorno più bello della mia vita fu il 27 giugno del 1964, 14esima domenica del tempo ordinario, che vuol dire primavera ed estate, a Bologna, quando mi trovai di fianco dopo 4 anni di corteggiamento/stalkeraggio della più bella ragazza di Bologna che riuscì a conquistare, secondo me per sfinimento, e io pensai di essermi garantito la felicità perpetua, ma non è stato così”. Ha aggiunto: “Sono ancora con lei, siamo ancora assieme, in tutte le fasi del matrimonio, soprattutto le turbolenze. Avere accanto a me questa persona che è l’hard disk di ciò che sono stato da ragazzo, quando volevo diventare un jazzista, poi ho venduto i surgelati… ho vissuto, ma umi sono accorto che una volta le giornate erano più lunghe, io nella giornata ci mettevo dentro 1.000 cose, mentre ora improvvisamente inizia il weekend”. Poi Pupi Avati ha concluso: “La vita è circolare, ad un certo punto si inverte la polarità, si comincia a ricordare e comincia il rientro e il ritorno: la vita ti riporta più o meno da dove sei partito e devi fare i conti con i sogni dell’adolescenza, li hai realizzati o no?”.

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