Nella lunga intervista rilasciata a Il Tempo, Pupi Avati è tornato sul successo del suo “Signor Diavolo” ai Nastri d’argento 2020 e si è soffermato sull’importanza del lungometraggio nella sua filmografia: «È un film che parla delle mie radici. Sono stato sfollato negli anni della guerra in campagna e la favola contadina fatta di spaventi e paure per un deterrente per tener buoni i bambini. Sono cresciuto con quel tipo di religiosità arcaica, superstiziosa, piena di misteri incentrata sul male». Avati ha affermato che oggi non si parla più del diavolo, ma a suo avviso il maligno è ancora onnipresente, molto più di un tempo: «Se mi spaventa ancora? Mah, mi piace esserlo. È proprio quando ho paura che sono presente a me stesso totalmente. Sono attratto e spaventato dalla paura, due sentimenti contrastanti che convivono bene e producono molta creatività e immaginazione».



PUPI AVATI: “A OTTOBRE LE RIPRESE DEL MIO FILM SU DANTE”

Il suo “Signor Diavolo” si è appena aggiudicato il Nastro d’argento per il miglior soggetto, ma Pupi Avati non ha alcuna intenzione di fermarsi. Nella lunga intervista rilasciata ai microfoni de Il Tempo, il regista ha appena terminato il libro “L’archivio del diavolo”, un sequel della sua ultima fatica cinematografica. E non è di certo da escludere che anch’esso non possa diventare un film. Ma nel prossimo futuro c’è un desiderio che finalmente diventerà realtà, il film su Dante: «A ottobre dovremmo iniziare a girare, così da celebrare nel 2021 questo grande personaggio attraverso la voce di Boccaccio». Un film rincorso diciotto anni e che arriverà in tempo per la celebrazione dei 700 anni della morte di Alighieri, Pupi Avati ha rivelato ai microfoni di Giulia Bianconi: «Stiamo definendo il cast tutto italiano. Il film è raccontato da Boccaccio, che fu primo biografo di Dante. E chi lo interpreterà sarà un famoso attore di cui ancora non posso svelare il nome».



PUPI AVATI: “ENNIO MORRICONE UN CREATIVO”

Come dicevamo, Pupi Avati ha appena terminato il suo ultimo libro, incentrato sulle allucinazioni ipnagogiche. Ai microfoni de Il Tempo ha rivelato di essere sempre stato attratto da quei momenti in cui, tra veglia e sonno, l’uomo è visitato da immagini, scene e situazioni che appartengono all’esperienza di altre persone. D’obbligo un ricordo di Ennio Morricone, soprattutto dal suo punto di vista; Avati infatti ha sempre lavorato con il suo “rivale”, Riz Ortolani: «E con lui non si poteva parlare bene di Morricone (ride, ndr). Ma l’ho sempre apprezzato moltissimo. Era un creativo. Ha saputo dare una grande energia a molti dei film che ha fatto. Il rapporto tra un regista e un compositore è fondamentale. Lo so bene, perché ho fatto il musicista per tutta la mia giovinezza e la pratico ancora. La musica è il pensiero, il tono di voce di chi racconta».

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