Pupi Avati ha girato, nel 2022, il film dal titolo Dante, rappresentando il sogno del Sommo Poeta che si esprime attraverso lo sguardo di Beatrice. “Il rapporto di Dante con le donne è molto complesso, perché il ventaglio delle donne reali nella vita di Dante e nella vita immaginata di Dante Alighieri è molto difforme. C’è un’idealizzazione della donna che avviene quando lui ha nove anni” racconta ad Avvenire. Infatti “lui la madre vera l’ha persa quando aveva cinque anni, per cui lui è figlio di un padre e di una madre matrigna. I vicini di casa della famiglia Portinari avevano sei figlie femmine e una di queste è Beatrice, una bambina di nove anni, sua coetanea. Dante incontra lo sguardo di Lei e da quel momento diventa quasi prigioniero di quello sguardo, ecco perché nove è il numero magico di Beatrice, perché la incontra a nove anni”.



Dopo quel “colpo di fulmine”, “il Poeta per altri nove anni la segue a Firenze, senza ottenere mai da lei un incoraggiamento, fin quando a diciotto anni, prima di entrare nella chiesa dove la ragazza va tutte le sere a Santa Margherita dei Cerchi che è la chiesa dei Portinari, improvvisamente decide di fermarsi, di guardarlo e di sorridergli e gli dice “vi saluto” che è l’unica frase che Dante sentirà da Beatrice. Dante rimane completamente appagato da questo sorriso e lo considera il suggellarsi di un rapporto che non ha avuto nessun altro tipo di concretizzazione, nient’altro, solo questo sguardo e questo saluto. Lui questa storia la racconta in questo diario meraviglioso che è la Vita Nova, un insieme di poesie e scritti in prosa che scrive all’indomani della morte di Beatrice“.



Pupi Avati: “Ai miei tempi l’approccio all’amore era graduale”

Il modo di fare l’amore è cambiato nel tempo. Pupi Avati, ad Avvenire, racconta il suo approccio con l’altro sesso e in particolare con il corteggiamento: “Ormai ho un’età, ho ottantaquattro anni, e vengo da un’Italia dove l’approccio occidentale all’amore era graduale. La frase che si diceva tra ragazzi era “a chi vai dietro tu?” perché era un vero andare dietro. L’amore era manifestato attraverso il pedinamento. Per noi il corteggiamento all’età di dodici o tredici anni consisteva nel seguire le ragazze, mentre oggi saresti denunciato per stalking, ma in quel periodo, l’amore era inseguire la donna, un po’ come fa Dante con Beatrice: c’erano settimane e settimane di pedinamento. C’era una gradualità, una storia d’amore durava nei suoi preliminari, se non degli anni, sicuramente dei mesi”.



Il regista ha vissuto un cambiamento nel corteggiamento: “Adesso è evidente quel che accade ai nipoti o ai figli: tutto avviene nell’arco di pochi giorni, anche di un’ora. È evidente che queste due stagioni dell’essere umano, nel suo rapportarsi con la donna, l’ho vissute entrambe, non voglio dire che la prima è stata meglio della seconda, ma le durate sono diverse. Ai nostri tempi la storia d’amore era legata al ‘per sempre’, c’era la ricerca dell’amore e dell’emozione come quello tra Dante e Beatrice, la più bella storia di amore di sempre, anteriore a quella di Romeo e Giulietta”.