Un bambino pusher, in posa in una foto con la pistola e l’atteggiamento da camorrista. Ha solo 8 anni, ma viene già usato per consegnare la cocaina. Un “orgoglio” per la mamma del pusher minorenne, che sui social ha pubblicato l’immagine e scritto: “Sei uguale a papà“. Succede a Torre Annunziata, dove la Procura ha coordinato un’inchiesta, condotta dai carabinieri della sezione operativa della compagnia oplontina, dopo un insolito agguato avvenuto nel rione Poverelli. Questa vicenda, come riportato da Il Messaggero, è finita proprio nelle pagine dell’inchiesta che ha portato all’arresto di 18 persone, tra cui sette donne, tra cui la mamma sopracitata.



Sono tutte donne comunque che hanno insegnato ai figli minorenni il “lavoro” di famiglia. Il gip aveva deciso il carcere per tutti i 18 indagati, ma due mamme hanno figli molto piccoli, quindi per loro è stato disposto il divieto di dimora in Campania. Se il bambino di 8 anni è l’orgoglio di famiglia, un altro di 11 invece è stato insultato dai genitori perché la sera del 26 dicembre non voleva uscire per consegnare la cocaina.



PUSHER DI 8 ANNI, MA NON SOLO: L’INCHIESTA…

Sei un bastardo” e “infame” le parole che l’hanno convinto, insieme ad un “regalo” di 10 euro. Le indagini dei carabinieri hanno ricostruito l’organigramma di pusher e fornitori. Ci sarebbe il 30enne Luigi Sperandeo, legato al clan Gionta, che si sarebbe presentato a casa di uno degli spacciatori minacciando la moglie con una pistola: “Questi sono 50 grammi, se non paghi entro fine settimana, sparo“. Poi un altro avviso tramite parenti: “Se non paghi, farò le torture cinesi a tuo figlio“, che è uno dei bambini pusher. Da lunedì, secondo quanto riportato da Il Messaggero, sono previsti gli interrogatori di garanzia con cui gli indagati potranno provare a dimostrare la loro estraneità. Devono rispondere a vario titolo delle accuse di detenzione e spaccio di droga, estorsione, detenzione e porto illegali in luogo pubblico di armi comuni da sparo.

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