Putin apre al dialogo per iniziare un negoziato con Trump. Dopo la proposta degli Usa, il Cremlino risponde con una disponibilità alla trattativa ma ponendo alcune condizioni fondamentali. La prima, come ha sottolineato il portavoce Peskov in un comunicato riportato dall’agenzia Reuters, è quella di non congelare la guerra, perchè la Russia deve comunque raggiungere gli obiettivi. Inoltre, l’accettazione di un cessate il fuoco in Ucraina, sarebbe subordinata anche al presupposto di non cedere in alcun modo i territori importanti e alla rinuncia dell’adesione alla Nato da parte di Kiev. Come avevano confermato anche i funzionari russi all’agenzia di stampa: “la base per una pacifica convivenza è la neutralità dell’Ucraina“.



Ci sarebbero invece i margini per discutere in merito ad una tregua dei combattimenti lungo la linea di confine e a garanzie di sicurezza per la popolazione ucraina, anche se, con queste premesse la trattativa si preannuncia già complicata, vista la posizione di Zelensky assolutamente contraria ad accettare qualsiasi condizione di questo tipo da parte della Russia, come aveva annunciato quattro giorni fa dicendo che: “Putin non vuole la pace ma solo negoziare per una nostra resa“.



Putin aperto al dialogo con Trump per negoziati, Peskov: “Kiev abbandoni l’ambizione di entrare nella Nato”

Dopo la notizia data da Reuters sull’apertura da parte di Putin ad un negoziato con Trump, è arrivata la risposta ufficiale del Cremlino, che tramite un comunicato del portavoce Dmitrij Peskov riportato dall’agenzia russa Tass, ha voluto smentire gran parte di quanto era trapelato in merito alla possibilità di un congelamento del conflitto. Ribadendo anche che la Russia non è disposta a fare concessioni territoriali e che una delle condizioni fondamentali per un possibile accordo è che “Kiev abbandoni l’ambizione di entrare nella Nato“.



I funzionari di Putin hanno inoltre parlato di una possibile trattativa per la spartizione delle regioni contese: Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson, controllate per il 70% attualmente dall’esercito russo. Ma anche dell’ipotesi di ritiro completo delle truppe da porzioni di regioni più piccole sia a Nord che a Sud. Il timore di concedere una tregua, come hanno sottolineato le fonti anonime, è soprattutto per il rischio che questo lasso di tempo possa servire per riarmare l’Ucraina e permettere ulteriori attacchi in suolo russo. Lanci di missili a lungo raggio approvati dal presidente uscente Biden per i quali il Cremlino ha già anticipato una risposta forte.