Una risposta, quella data dal presidente americano Joe Biden durante una intervista televisiva, che ha fatto il giro del mondo in pochissimo tempo, scatenando ricordi di Guerra fredda ritenuti sepolti da tempo: Alla domanda “Lei pensa che Vladimir Putin sia un assassino?” il presidente Usa ha risposto: “Sì lo penso”. “Non diamo grande enfasi alla dichiarazione di Biden” ci ha detto in questa intervista Andrew Spannaus, giornalista e opinionista americano, fondatore di Transatlantico.info, “era un contesto particolare, non preparato”. In realtà, ci ha detto ancora Spannaus, “Biden sta cercando, anche grazie alla sua grande esperienza diplomatica, di costruire là dove è possibile ogni canale di cooperazione con la Russia e lo ha anche detto nella stessa intervista”.



Nella risposta di Biden, secondo lei, ha prevalso la reale volontà di contrapporsi alla Russia  o piuttosto la necessità di mostrarsi distante da Trump, che con la Russia cercava una relazione più stretta?

Stiamo calmi e non facciamoci prendere dall’esagerazione mediatica. Biden si trovava nel corso di una intervista dove gli è stato chiesto “secondo lei Putin è un assassino?”. E Biden ha risposto “sì”. Ma subito dopo ha anche detto che dobbiamo tuttavia riuscire a fare due cose con la Russia: essere antagonisti su certi temi, ma lavorare insieme su altri, là dove ci sono interessi comuni. Stiamo dando grande enfasi a una dichiarazione avvenuta in un contesto non preparato, mentre invece si sta cercando di costruire canali di collaborazione positivi con la Russia.



Biden però ha anche detto che la Russia dovrà pagare per le interferenze sul voto del 2020. Cosa sappiamo di queste interferenze? Ci sono state o no?

Secondo l’intelligence americana ci sono state e Putin è stato coinvolto. Andando però ad analizzare le denunce passate dell’intelligence, non vengono fuori certezze a tutto campo. È lecito sollevare domande su quanto effettivamente sappiamo.

Già nel 2016, quando fu eletto Trump, si sollevò il medesimo problema, quella volta da parte democratica. Non ne venne fuori nulla, sarà così anche questa volta?

È fuor di dubbio che ci sono operazioni informatiche tra paesi rivali, tanto che l’amministrazione Biden intende intraprendere azioni non solo contro la Russia, ma anche contro l’Iran e la Cina. Una risposta c’è sicuramente nel regno cyber americano. Che possano essere sanzioni o azioni cyber contro la Russia, la questione è quanto influirà sui rapporti generali, là dove ci sono spazi per altri sviluppi.



Su quale terreno potrebbero avvenire queste annunciate sanzioni? Saranno solo economiche o si tratterà anche di interventi, ad esempio in Europa orientale?

No, l’episodio non si allargherà ai teatri di scontro, si tratterà di sanzioni specifiche contro personaggi del mondo russo, eventualmente attacchi informatici contro la Russia. Non c’è interesse a creare situazioni calde.

La dura risposta russa – “è un attacco a tutto il popolo russo” – è stata inevitabile?

Certo, i russi negano ogni azione pirata, ma che sia vero o non vero devono rispondere. In Russia ci sono attori non appartenenti allo Stato che conducono azioni di pirateria informatica, anche tracciare chi ha ordinato qualcosa non è facile. Inoltre non credo che si possa parlare di una elezione, quella del 2020, condizionata da una forte influenza esterna. Gli americani hanno dimostrato di essere capaci di votare da soli con una affluenza record e anche se qualcuno ha provato a influenzare il voto, non credo abbia ottenuto qualcosa.

In una situazione globale dove la Cina si sta imponendo sempre di più, la conflittualità tra America e Russia a che livello si gioca? Culturalmente da dove viene un’avversione così forte verso la Russia? È trasversale a democratici e repubblicani?

Questa avversione è nel mondo politico, anche se la popolazione viene influenzata dalla stampa e dalle dichiarazioni politiche. Certo, non si può dire che ci sia un senso di fiducia verso la Russia. C’erano stati tentativi di migliorare i rapporti negli anni Duemila, poi con la crisi ucraina Mosca è stata considerata di nuovo alla stregua di una rivale.

Cosa deve fare in concreto l’amministrazione Biden per i suoi rapporti internazionali?

Biden in realtà potrebbe cercare di stabilire un rapporto fruttuoso con Putin. Ci sono aree di cooperazione con la Russia in un contesto di competizione, ma soprattutto con la Cina.

Quali aree?

Per esempio, il controllo degli armamenti. Si vuole ripristinare il controllo sui missili nucleari e mettere pressione sulla Cina per limitare gli armamenti nucleari. L’Iran è il punto più urgente. Per ripristinare gli accordi nucleari serve l’apporto della Russia, così come della Cina: entrambi hanno svolto un ruolo importante nell’accordo originale. Biden è un diplomatico di lungo corso e cercherà di sfruttare le sue capacità.

(Paolo Vites)

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