“ECONOMIE BRICS MEGLIO DEL G7”: IL DISCORSO DI PUTIN E LA POSIZIONE DELLA RUSSIA
«Le economie dei Paesi BRICS superano quelle dei Paesi G7 in termini di parità di potere d’acquisto»: lo ha detto nel suo discorso in video collegamento dalla Russia il Presidente Vladimir Putin, intervenuto il 22 agosto scorso all’apertura del vertice Brics in Sud Africa. Rifacendosi ai dati del Fondo Monetario Internazionale (FMI) sulla differenza tra PPP (Purchasing Power Parity, parità di potere d’acquisto) e ICP (Pil, Prodotto interno lordo), il leader del Paese in guerra da più di un anno con l’Ucraina prova a sferzare gli alleati del Brics – Brasile, India, Cina, Sudafrica – per contrastare l’egemonia economica dell’Occidente.
«In termini di parità di potere d’acquisto, i “cinque” scavalcano il Gruppo dei Sette», ha detto il capo dello Stato russo, «La previsione per il 2023 è del 31,5% contro il 30%», ha chiosato Putin ricordando come i BRICS rappresentano ad oggi più di 3 miliardi di persone nel mondo, con un 26% del PIL mondiale rappresentato. Per tutti questi motivi, secondo Putin la Russia è entrata tra le prime cinque economie più grandi del mondo avendo già «superato la Germania in termini di parità di potere d’acquisto, in termini economici». Il leader del Cremlino ha riconosciuto le ultime difficoltà dell’economia russa a livello tendenziale, anche se poi ha aggiunto «A partire dal terzo trimestre, la crescita economica in Russia è stata notevole, e ora il suo ritmo è abbastanza stabile«.
I DATI FMI CONFERMANO O SMENTISCONO PUTIN? LA DIFFERENZA TRA PPP E PIL
Resta da capire dove sia l’eventuale verità raccontata da Putin davanti ai BRICS nel tentativo tutto russo di ingraziarsi gli alleati per contrastare G7 e Occidente: quello che è certo, in termini economici Mosca – sebbene l’ultimo intervento della Banca Centrale per alzare i tassi del rubli al 12% salvandola da una recessione probabile – non è messa così molto peggio dei rivali occidentali. Il FMI ha rivisto al rialzo il PIL 2023 della Russia al +1,5%, confermando una crescita superiore all’Italia ma anche alla Germania. Il Fondo nel suo World Economic Outlook di luglio ha confermato come la ripresa russa sia frutto della «robusta crescita nella prima metà dell’anno dei settori del commercio al dettaglio, dell’edilizia e della produzione industriale».
Se però si confrontano i dati sul PPP citati da Putin in realtà la Russia non è ancora sopra la Germania anche se in effetti il sorpasso potrebbe avvenire a breve, viste le forti difficoltà di Berlino in campo economico: il grafico del FMI sull’indice della parità di potere d’acquisto vede la Germania al 3,18 contro la Russia appena dietro al 2,86. A livello generale è vero che le stime di fine 2023 potrebbero vedere un sorpasso dei BRICS al G7 sul confronto del PPP ma prima occorre anche capire di che si tratta vista la comprensibile poca dimestichezza con i termini economici. Il PIL utilizza i tassi di cambio di mercato, mentre l’altro approccio utilizza il tasso di cambio della parità del potere d’acquisto (PPP), ovvero «il tasso al quale la valuta di un paese dovrebbe essere convertita in quella di un altro paese per acquistare la stessa quantità di beni e servizi in ciascun paese», spiega il focus FMI. Per comprendere ancora meglio l’indice PPP, prendiamo un esempio comunemente usato dallo stesso Fondo, ovvero il prezzo di un hamburger: «se un panino viene venduto a Londra per £ 2 e a New York per $ 4, ciò implicherebbe un tasso di cambio PPA di 1 sterlina per 2 dollari USA. Questo tasso di cambio PPP potrebbe essere diverso da quello prevalente nei mercati finanziari. Questo tipo di confronto tra paesi costituisce la base per il noto indice “Big Mac“, pubblicato dalla rivista Economist». Se in termini di economia realtà probabilmente il PPP rende meglio l’idea dell’effettivo potere di acquisto dei cittadini, lo svantaggio è che il PPP è più difficile da misurare rispetto ai tassi basati sul mercato. Il PIL rappresenta invece «un enorme impegno statistico e i nuovi confronti dei prezzi sono disponibili solo a intervalli poco frequenti», rileva il FMI.