Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto per l’aumento del 10% del numero di soldati nell’esercito. Il documento, pubblicato oggi, entrerà in vigore dal 1° gennaio 2023. Prevede che l’esercito arrivi a due milioni di unità, di cui 1,15 milioni di soldati, rispetto agli attuali 1,9 milioni, di cui poco più di un milione di combattenti. Non tenendo conto del personale civile, si tratta di un aumento di 137mila soldati, quindi più di un decimo dell’attuale forza di combattimento.



Tale decreto, però, non spiega se l’esercito rafforzerà i suoi ranghi arrolando un numero maggiore di coscritti, incrementando il numero di volontari o usando una combinazione di entrambe le soluzioni. Il Cremlino ha solo informato che i soldati a contratto volontari partecipano a quella che la Russia chiama “operazione militare speciale” in Ucraina, respingendo quindi le affermazioni secondo cui Mosca starebbe valutando un’ampia mobilitazione di tutte le sue truppe, misura che sarebbe impopolare e che comporterebbe la chiamata in servizio dell’intero organico.



ESERCITO RUSSIA, LE VOCI SULLE DEFEZIONI…

Infatti, la Stampa parla di decine di commissariati militari incendiati in diverse città russe, un segnale di quello che pensano i riservisti riguardo la prospettiva di finire in trincea. La notizia del decreto firmato da Vladimir Putin arriva comunque ore dopo la polemica sui soldati russi che avrebbero cercato di dimettersi. Tutto è partito dalla confessione di un soldato russo al giornale online Istories. Poi è emerso che sarebbero almeno 700 i soldati della brigata che hanno provato a dimettersi e si sono rifiutati di tornare a combattere in Ucraina.



«Almeno l’80% dei nostri ragazzi vogliono licenziarsi, io ho già scritto diversi rapporti di dimissioni, ma il comando mi manda a quel paese», ha rivelato uno dei commilitoni di Frolkin. Inoltre, centinaia di soldati non verrebbero rimandati a casa nonostante la richiesta di dimissioni ufficiale: alcuni verrebbero minacciati di tribunale, altri imprigionati e picchiati, altri ancora rispediti con l’inganno al fronte, da dove «scappare è impossibile».