C’è chi non ha perso tempo nel definirlo pazzo, del resto non si trova una spiegazione plausibile e reazionale alla decisione di invadere l’Ucraina e scatenare una guerra. Ma Vladimir Putin è davvero folle? Per lo scrittore russo Viktor Erofeev, nella mente del presidente della Russia “si è formata chiaramente una realtà parallela”, incomprensibile non solo per gli ucraini, per tutti. Nel suo mondo, dunque, Kiev sarebbe governata dai neonazisti, aiutati dagli americani. “In questa visione, l’Ucraina dev’essere demilitarizzata, il suo esercito liquidato, il Paese un po’ castrato”, spiega Erofeev, come riportato dal Corriere. Ma non è una realtà che si è andata formando di recente, bensì nell’arco di venti anni, quelli in cui è stato presidente.



Le ragioni di questa realtà parallela affondano nell’infanzia povera, nella gioventù da ragazzo di strada e nell’esperienza all’interno del Kgb. Questa sorta di processo autodistruttivo avrebbe conosciuto un’accelerazione all’inizio del 2022, quando Vladimir Putin ha modificato la Costituzione rendendosi presidente a vita. “Può stravolgere le regole a suo piacimento e questo cambia la sua psicologia e il modo in cui si rapporta ai suoi avversari interni ed esterni, lo fa sentire onnipotente”, osserva al Corriere la politologa Tatjana Stanowaja.



“IL TENTATIVO DI RECUPERARE POTENZA”

Vladimir Putin identifica il suo destino con quello della Russia, quindi riflette da monarca assoluto, adottando una narrazione irragionevole. Fabio Nicolucci del Nato Defense College però avverte: “Attenzione a usare la categoria analitica ‘Putin è pazzo’. Gli diamo un potere nel gioco politico della deterrenza”, ha spiegato a Omnibus. Eppure ha le idee chiare, e contrarie, lo psicanalista Massimo Recalcati, che ha sempre nutrito dubbi sulla figura di Putin. “Quel che sta accadendo adesso mi pare abbia a che fare col tentativo di recuperare potenza, i confini perduti, ricostruire il miraggio di una grande Russia. In questo senso lui è veramente un rigurgito ideologico del Novecento. E da questo punto di vista è effettivamente un corpo estraneo rispetto alla democrazia”, ha spiegato a Repubblica. Dunque, questo tentativo viene definito “tecnicamente narcisistico, di un narcisismo maligno”.



COME LA PARABOLA DI HITLER

E il tavolo con cui ha distanziato gli altri leader europei ne è un sintomo. “Mostra il distanziamento, l’assenza di capacità di dialogo, una sorta di autismo, di solipsismo psichico, la percezione di una minaccia costante che lui deve poter regolare e governare. Il recupero di potenza è solo una faccia del narcisismo maligno, l’altra faccia è la spinta autodistruttiva”. In questo senso per Massimo Recalcati si può paragonare Vladimir Putin alla parabola di Adolf Hitler: “Vediamo molto bene questa doppia componente del narcisismo. Da una parte l’affermazione della potenza, dall’altra una serie di passi che hanno portato la Germania all’autodistruzione”. Quindi, ha concluso: “La mia impressione è che il fatto che Putin non si fermi di fronte a niente segnala la presenza di questa componente”.