Chris Steel, ex campo dalla divisione Russia Desk per l’MI6 britannico (ovvero l’intelligence) ha ragionato sulle pagine di Repubblica sulla particolare situazione che sta colpendo Vladimir Putin, la Russia e il Cremlino. Il tentato golpe, infatti, ha tenuto gli occhi della maggior parte degli interessati in geopolitica attaccati ai notiziari nel corso di sabato, quando ad appena 300 km da Mosca la rivolta di Prigozhin, leader dei mercenari Wagner, è stata sedata.
Secondo l’ex spia, è evidente che Putin “non sa come gestire la prima grande sfida subita dalla destra nazionalista”, inoltre è stato lui a creare “Prigozhin e Wagner, [per cui] fatica a trattarli come traditori criminali“. Il tentato golpe della Wagner, spiega ancora, è stato mosso a causa della decisione “del ministro della Difesa Sergej Shoigu di mettere i mercenari sotto il suo comando” e il leader del gruppo pensava “di essere indispensabile e di forzare la mano di Putin per esautorare Shoigu“, ma soprattutto al fine di preservare i suoi “interessi economici sul bottino di guerra”. Prigozhin “dalla reazione [del Cremlino] ha capito di aver esagerato” e, a fronte dell’accordo che gli è stato concesso, ha ritirato la sua protesta.
Steel: “Putin è vicino alla fine”
Insomma, secondo Steel, Putin ha avuto la mano leggera con la rivolta di Prigozhin perché temeva di perdere il suo appoggio nella guerra in Ucraina, mentre quest’ultimo, compreso che poteva continuare “le attività di Wagner in Africa e Medio Oriente” ha accettato di ritirare la sua protesta. Di una cosa è certa l’ex spia, “non cercava di rovesciare il regime”, anche perché molti oligarchi “non sono pronti ad abbracciarlo come leader, perché è un criminale“.
Complessivamente, inoltre, ritiene che alcune persone importanti in Russia “vogliano indebolire Putin, ma non al costo di dare il Cremlino a Prigozhin o scatenare la guerra civile a Mosca”. Lo zar, infatti, “intorno ha un gruppo sempre più ristretto, inefficace, che non gli dice la verità, cioè che la guerra è disfunzionale” e questo “porterà alla rottura del sistema e alla sua cacciata”. Il leader russo, spiega ancora Steel, “è stato colto di sorpresa, non credeva alla sfida di un gruppo paramilitare di destra”, e questo, per Putin, si traduce “nell’inizio della sua fine. Non credo che sarà al potere, quando l’anno prossimo si terranno le presidenziali americane”.