Un’altra carta pericolosa nelle mani di Putin. Parlando alla riunione plenaria del Forum economico orientale a Vladivostok il presidente russo ha detto di star pensando di limitare l’esportazione di grano e altri generi alimentari dall’Ucraina verso l’Europa, aggiungendo che “mi consulterò sicuramente con il presidente turco Erdogan su questo argomento. Dopotutto siamo stati noi a elaborare il meccanismo esportazione di grano ucraino”, ha aggiunto citato dalla Tass.
Dopo il blocco del gas, anche quello del grano? Il quadro che si prospetta è temibile e alla lunga la Russia sembra davvero tenere il coltello per il manico davanti a una Europa che ha fatto i conti senza l’oste.
“Se Putin cita Erdogan” ci ha detto in questa intervista il generale Giuseppe Morabito, membro fondatore dell’Igsda e del Collegio dei direttori della Nato Defense College Foundation e con esperienza di diverse missioni all’estero, “vuol dire che i due si sono già parlati a proposito di questa nuova folle idea. D’altro canto il presidente turco ci ha sempre abituati al suo doppiogiochismo, curando solo i suoi interessi personali”.
Putin minaccia di fermare l’esportazione del grano in Europa, Erdogan dice che l’Europa affronterà un inverno difficile mentre la Turchia è al sicuro. A che gioco stanno giocando i due?
Un brutto gioco. Se Putin cita Erdogan vuol dire che i due hanno già parlato di questa nuova minaccia. Potrebbe farlo per spavalderia, per spaventare l’Europa, non lo sappiamo, ma non si può stare tranquilli. L’accordo sul grano firmato lo scorso luglio, come sempre in questi casi, sicuramente conteneva almeno un piano B e questo lo conoscono solo loro due.
L’accordo è stato firmato il 22 luglio e prevede una durata di soli 120 giorni. Manca poco alla sua conclusione a novembre, forse Putin intendeva questo? Inoltre dice che i Paesi europei intercettano quasi tutto il grano in arrivo invece di farlo andare in Africa. Cosa c’è di vero?
L’accordo è temporaneo, ma prevede che le autorità turche facciano il monitoraggio delle navi che devono passare il Bosforo, le quali devono anche indicare la rotta e la destinazione. Inoltre una volta nel Mediterraneo la flotta russa con i suoi sommergibili può seguire la rotta delle navi. Da noi sicuramente ai primi di agosto è arrivata la Rojen, una nave cargo battente bandiera maltese con 15mila tonnellate di mais. Inoltre se un cargo non va alla destinazione indicata, l’armatore non potrà più effettuare altri carichi, gli sarà vietato.
Quindi Putin le spara grosse?
Putin gioca le carte che ha a disposizione, lo abbiamo già visto con il gas. Erdogan fa parte dei suoi trucchi, visto quanto il presidente turco è bramoso di portare a casa risultati che facciano comodo al suo Paese.
Ad esempio qualcosa di simile a quanto fatto con i migranti, cioè farsi pagare dall’Europa per lasciare passare il grano dal Bosforo?
È una ipotesi non peregrina. Erdogan potrebbe fare una svolta iper-nazionalista, permettendo di scaricare il grano solo in Turchia e poi rivenderlo a prezzi maggiorati ai migliori offerenti. E Putin sarebbe contento.
Insomma, gas o grano, a rimetterci è sempre l’Europa. Non è che si pensava che con le sanzioni Mosca sarebbe crollata in poco tempo e invece così non è?
Certamente il quadro non è incoraggiante, ma stando a diversi analisti della Nato la Russia non sarebbe messa molto bene, anzi. Quindi tutto questo potrebbe rientrare in un tentativo di Putin di farsi togliere di dosso almeno in parte le sanzioni. Ma c’è un altro aspetto che nessuno sembra prendere in considerazione.
Quale?
Il rischio che rappresenta la centrale nucleare di Zaporizhzhia. I rapporti degli ispettori che giungono da lì non sono per niente incoraggianti, anzi, avrebbero rilevato delle fughe radioattive. Se è così, ogni discorso sul blocco delle esportazioni del grano non ha più senso, perché come già successo ai tempi di Chernobyl nessuno potrebbe utilizzare il grano ucraino contaminato.
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