Caro direttore, 

è difficile negare che il sostegno dato da Putin a numerose formazioni politiche di destra e di estrema destra in Europa sia determinato dalla volontà di contrastare sia l’egemonia americana che quella israeliana. In altri termini questo sostegno rappresenta una variante ideologica di quella che fu l’egemonia comunista in Italia dagli anni Cinquanta alla caduta del muro di Berlino. La Russia comunista ha appoggiato per mezzo secolo i partiti fratelli sia nei paesi europei che in quelli extraeuropei. Con la salita al potere di Putin la Russia ha cercato di trovare un alleato prima in Berlusconi e adesso nella Lega.



L’aperta adesione e condivisione del nazionalismo da parte di Putin infatti non è altro che il tentativo di riportare la Russia al centro della politica internazionale utilizzando strategie e tecniche di agit-prop analoghe a quelle che furono utilizzate durante la Guerra fredda. In quest’ottica l’ideologia riveste solo una funzione strumentale.



Ritornando alla Lega, il recente riallineamento di Salvini alle scelte di Israele e a quelle del presidente americano Trump determina all’interno del partito evidenti contraddizioni che non potranno non avere anche implicazioni sulle scelte che il nostro Paese dovrà compiere in politica estera. A tale proposito non c’è dubbio che l’avvicinamento a Trump sia stato favorito da Guglielmo Picchi, sottosegretario al ministero degli Affari esteri, da Giancarlo Giorgetti, da Eugenio Zoffili e soprattutto dall’ambasciatore italiano negli Usa Armando Varricchio.

Tuttavia coloro che svolgono un ruolo politico ed economico più incisivo sono certamente il presidente dell’Associazione Lombardia Russia Gianluca Savoini (direttore della rivista Logos), che aveva già cominciato ai tempi di Bossi a riorientare sia le scelte ideologiche che quelle in politica estera della Lega promuovendo le riflessioni di Guillaume Faye, Alain de Benoist e di Robert Steuckers. A tale proposito sia sufficiente ricordare che proprio durante gli anni Novanta Savoini fu colui che organizzò l’incontro tra Umberto Bossi e il nazionalista russo Vladimir Zirinovskij e che portò a Milano, presso il circolo Le Stelline, Aleksandr Dugin, fondatore del Centro della competenza geopolitica insieme a Suslov personaggio di spicco dei servizi segreti russi (Dugin rappresenta per Putin solo uno strumento di propaganda come lo furono nella Russia sovietica gli intellettuali).



Nel 2013 quando Salvini venne eletto segretario federale a Torino Savoini presentò a Salvini Victor Zubarev – esponente del partito di Putin – e Alexey Komov, attuale Presidente onorario della Associazione Lombardia Russia. Il programma della sua associazione è quello di promuovere esplicitamente un’immagine positiva della politica estera di Putin (come per mezzo secolo comunisti e democristiani hanno fatto con la Russia e gli Usa) servendosi come fonte di Sputnik news, il corrispettivo di quello che è Voice of America (nata nel 1942) o di quello che furono Rinascita e l’Unità per l’Italia o Humanité per la Francia.

Un altro rilevante protagonista dell’entourage di Salvini che ha promosso in sede istituzionale, e cioè presso l’Osce, posizioni rigorosamente filo russe (come fece Cossutta con le scelte politiche della Russia comunista) è certamente Claudio D’Amico, legato fra l’altro da una stretta amicizia sia con il parlamentare russo Aleksej Pushkov che con Konstantin Malofeev e Andrej Klimov, membri del think tank Katehon (al quale collabora Marine Le Pen).

Tuttavia il centro culturale di maggior peso e significato che la Russia putiniana ha creato anche in Italia è certamente il Centro Russo di scienza e cultura presente a Roma presso palazzo Santa Croce. Questo centro, analogamente agli istituti Confucio promossi dalla Cina, rappresenta certamente lo strumento più efficace per esercitare il soft power russo. Figure di spicco di questo centro sono certamente Oleg Osipov che lo dirige e sua figlia Irina (durante gli anni della Guerra fredda figure che svolgevano mansioni di questa natura erano solitamente agenti operativi del Kgb). Un altro uomo chiave dell’entourage di Matteo Salvini è certamente l’avvocato Andrea Mascetti, membro della commissione di beneficenza della fondazione Cariplo, del Cda di Intesa Sanpaolo Private Bank di Lugano e del Cda della controllata di Banca Intesa a Mosca.

Per quanto riguarda i rapporti strettamente industriali con la Russia pensiamo, a mo’ di esempio, all’azienda della carne Cremonini che ha inaugurato un enorme stabilimento in una città sita al confine con il Kazakistan grazie alla mediazione della Lega lombarda, a Orion e a ItalAgro, avviata nel maggio 2016, azienda questa che si occupa di macchinari agricoli.