IL MESSAGGIO DI PUTIN ALL’OCCIDENTE E L’ULTIMATUM AGLI STATI UNITI: “CON MISSILI A LUNGO RAGGIO LA NATO È IN GUERRA”

Con la controffensiva lanciata stamattina dalla Russia contro l’esercito dell’Ucraina nella regione del Kursk la lunga guerra in corso da due anni e mezzo rischia di prendere un’ulteriore nuova “virata” dalle conseguenze ancora imprevedibili, specie vedendo l’ultimo messaggio lanciato oggi dal Presidente Vladimir Putin diretto all’Occidente. Intervenendo a margine del vertice BRICS con gli altri partner anti-G7 – tra cui anche il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi – il leader russo al canale Telegram del Cremlino in sostanza avverte: se l’Ucraina avrà a disposizione e utilizzerà i missili a lungo raggio per colpire in Russia, la Nato non potrà ritenersi fuori dalla guerra.



Il virgolettato tradotto dal messaggio di Putin è quanto mai tombale: se Kiev userà i missili a lungo raggio, spiega il Presidente da San Pietroburgo, «allora significa che i Paesi Nato sono in guerra contro la Russia». A quel punto, conclude facendo intendere che la questione non rimarrebbe impunita, «la Russia prenderà le sue decisioni appropriate». A dare ulteriore benzina sul fuoco di tale dichiarazione è anche la tempistica usata da Putin per lanciare il suo ultimatum all’Occidente: le parole dal vertice BRICS arrivano appena l’indomani della visita a Kiev del Segretario di Stato Usa Antony Blinken il quale, secondo quanto rivelano oggi anche i media Usa e Uk, starebbe discorrendo con Zelensky circa il via libera ad usare armi Nato per colpire direttamente nel territorio russo.



LA CONTROFFENSIVA NEL KURSK E GLI SCENARI DI GUERRA: LE PROSSIME MOSSE DI PUTIN

Tutto questo avviene mentre sul campo la guerra è tutt’altro che statica: la sorpresa con cui l’Ucraina è entrata in profondità nella regione russa del Kursk ha cambiato nell’ultimo mese e mezzo il conflitto iniziato nel febbraio 2022. Oggi però Kiev ammette l’inizio della controffensiva di Putin contro l’esercito ucraino sempre nell’area di confine con l’Ucraina: dopo 900 giorni di guerra, «Mosca ha lanciato  una controffensiva a Kursk» ha ammesso il Presidente Zelensky appena qualche ora dopo il colloquio riservato con l’emissario di Biden.



Le parole di Putin rivolte alla Nato e all’Occidente guardavano ovviamente alla Casa Bianca come interlocutore “diretto”, dove è innegabile che l’evoluzione delle Elezioni Presidenziali fra Trump e Harris a inizio novembre potrebbe dire molto (se non quasi tutto) sulla conclusione della lunghissima guerra ad est dell’Europa. In merito alla controffensiva nel Kursk, Zelensky ha poi aggiunto in conferenza stampa da Kiev che l’elemento sorpresa di Mosca non è stato affatto tale in quanto «E’ coerente con il piano ucraino». Di contro, il Ministero della Difesa di Putin ha spiegato che in due giorni sono stati recuperati 10 villaggi inizialmente controllati dall’Ucraina nell’ultimo mese: secondo Mosca il nemico avrebbe perso dall’inizio della controffensiva (ricordiamo, iniziata a sorpresa il 6 agosto 2024) quasi 7mila soldati e che l’obiettivo di Mosca resta quello di respingere le milizie ucraine al di là del confine russo. Certo, il tema delle armi a lungo raggio resta probabilmente il vero “turning point” di questo conflitto con l’Occidente che su questo è tutt’altro che unito anche all’interno dello stesso G7, con Germania più vicina a Usa e Uk per permettere il via libera ai missili anche in territorio russo, mentre Italia e Francia ribadiscono il “no” secco.