Bruno Tertrais, politologo francese, ha parlato con Le Monde delle armi nucleari, soprattutto a fronte delle continue minacce rivolte all’occidente dal presidente russo Putin e della consegna ordigni da parte sua alla Bielorussia. Mosse che secondo il politologo altro non sono che propaganda e deterrenza, e che molto difficilmente si concretizzeranno in un effettivo attacco di carattere nucleare contro l’Ucraina, contro l’Occidente o contro gli USA.



Il solo annuncio da parte di Putin del trasferimento di armi nucleari alla Bielorussia, spiega il politologo, “ha ripercussioni politiche e strategiche”, mentre sul piano pratico, anche dal punto di vista della minaccia che queste potrebbero esercitare verso la Nato, non rappresentano nulla di reale, dato che “tali armi sono già presenti nell’enclave russa di Kaliningrad” almeno dal 2014, quando è stata trasformata in una “roccaforte nucleare”. Insomma, la posizione di Putin sulle armi nucleari, secondo il politologo, è “coerente con un discorso di deterrenza e con la dottrina russa. Vladimir Putin vuole essere visto come un leader nucleare responsabile” ed organizzando un attacco nucleare non potrebbe più essere visto in questo modo, specialmente dagli USA.



Il politologo: “Le armi nucleari garantiscono stabilità al mondo”

Ciò che Putin fa con le armi nucleari, insomma, secondo il politologo francese, altro non è che quello che viene chiamato “santuarizzazione aggressiva“, da intendere come le “operazioni offensive condotte dalla Russia, nascondendosi dietro alla sua capacità nucleare”. Posizione, peraltro, simile (anche se opposta) a quella della Nato, che attua una “santuarizzazione difensiva“. Lo scopo, in entrambi i casi, è quello della deterrenza, che nel caso russo diventa anche offesa, perché “se può permettersi questa guerra di aggressione, è in parte perché è una potenza nucleare”.



Lasciando, infine, Putin da parte, il politologo analizza anche il ruolo che effettivamente le armi nucleari svolgono nella geopolitica internazionale. Riconosce a questo tipo di armamenti, infatti, un “ruolo di stabilizzazione” che per quanto rischioso “rende estremamente improbabile un confronto militare su larga scala tra gli Stati che le possiedono, perché troppo costoso. Non siamo in un periodo di pace”, spiega ancora, “ma in un periodo di non scontro diretto tra grandi potenze” che il politologo attribuisce “in gran parte all’esistenza delle armi nucleari”.