Egregio direttore,
dopo l’intervista di papa Francesco alla televisione svizzera i riferimenti alla necessità di trattative di pace con la Russia si sono moltiplicati con vasta eco sulla stampa nazionale. Data l’impossibilità di commentare tutti gli interventi di queste settimane in un range che va da quello di padre Antonio Spadaro a quello di Pupo, si può almeno cercare di completare il quadro citando quello che stanno dicendo Putin e i suoi sodali nei giorni che hanno preceduto le elezioni presidenziali russe.



È stato dato, giustamente, ampio rilievo all’intervista rilasciata da Putin alla televisione russa il 12 marzo. Un’intervista molto lunga che i media occidentali hanno riassunto in poche frasi schematiche, dalla minaccia nucleare all’apertura a trattative. Ed è proprio su quest’ultimo punto che tanti commentatori si sono espressi richiamando la necessità di trattative prima che la situazione ucraina peggiori. Ma come si è espresso Putin in proposito?



Conoscendo la capacità di Putin di utilizzare espressioni pittoresche e pepate (come “andremo a prenderli nel cesso” riferito ai terroristi ceceni) presumevo che avrei potuto trovare qualcosa di interessante e le attese non sono andate deluse. Ecco la traduzione del passo interessato. “Siamo pronti per negoziare? Certo che lo siamo. Ma non siamo affatto pronti per colloqui che siano basati su un certo tipo di pio desiderio (wishful thinking) che derivi dall’uso di droghe psicotrope ma siamo pronti per colloqui basati sulla realtà che si è determinata, come si dice, sul campo”. E più avanti: “Per noi negoziare adesso solo perché loro hanno finite le munizioni è ridicolo”. In effetti, è difficile non condividere questo punto di vista, specie quando Putin parla dell’Occidente: “Queste persone (i leader occidentali) sono pericolosi perché è più facile manipolare la gente che è guidata da necessità basilari. Ti ricordi cosa dicevano i nostri antenati? Che cos’è la felicità quotidiana? Essere sazi, ubriachi e col naso nel tabacco. Giusto? È più facile trattare queste persone quando sono piene e ubriache, insomma se hanno mangiato abbastanza. ‘Col naso nel tabacco’ significa che hanno usato tabacco da fiuto. Oggi è meglio dire ‘col naso nella cocaina’. Comunque è la stessa cosa perché questa gente è più facile da trattare. Per le persone più intelligenti è diverso. Queste sono più pericolose perché loro influenzano le menti delle persone anche nella nostra società. Esse offriranno i propri desideri come una sorta di esca [lures] per noi. Tu [l’intervistatore], l’hai già enfatizzato quando mi hai chiesto sulla possibilità di una negoziazione. Ma questa è la radice del dissenso all’interno della società occidentale. Questo è chiaro, lo possiamo vedere. Non causeremo divisioni. Ci riusciranno benissimo da soli. In ogni caso, senza subbio, faremo sì che i nostri interessi siano soddisfatti”.



Due giorni dopo, il 14 marzo, Dmitrij Medvedev ribadiva la necessità di una resa incondizionata dell’Ucraina e la sua smilitarizzazione. E sarà il caso di ricordare che, con la prospettata presa di Odessa da parte della Russia, questa avrebbe in mano il commercio del grano europeo e sarebbe in grado di ricattare l’Europa e l’Africa. Nel frattempo, nella nostra totale indifferenza, il vice di Navalny Leonid Volkov è stato aggredito a martellate in Lituania. Se l’è cavata solo con un braccio rotto. Meno bene è andata a Vitaly Robertus, dirigente della società petrolifera Lukoil, trovato impiccato nel bagno del proprio ufficio qualche giorno fa. In ottobre era moro Vladimir Nekrasov per insufficienza cardiaca, Alexander Subbotin era stato avvelenato e Ravil Maganov era caduto dalla finestra di un ospedale. Ma a noi occidentali che vuoi che ci importi? Purché si arrivi alla pace e possiamo tornare a stare sazi, ubriachi e col naso nella cocaina.

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