DONBASS, PUTIN RICONOSCE L’INDIPENDENZA

Putin ha riconosciuto ufficialmente le Repubbliche del Donbass, firmando in diretta l’indipendenza delle repubbliche separatiste ucraine di Lugansk e Donetsk. Il presidente russo ha poi ordinato l’invio di truppe nella regione, a suo dire “per assicurare la pace”. Istantanea la reazione dell’Occidente, che replica attraverso il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel: “È una violazione del diritto internazionale, dell’integrità territoriale ucraina e degli Accordi di Minsk. L’Ue e i suoi partner reagiranno con unità, fermezza e determinazione”. 



Per la Nato, si tratta di un pretesto che la Russia “inscena per una nuova invasione”. Intanto testimoni oculari hanno riferito che nei territori filorussi, riconosciuti da Mosca, sono state viste sfilare due colonne di carri armati. La guerra potrebbe essere più vicina del previsto, tra lo stupore generale dell’Europa e del mondo.



IL DISCORSO INCENDIARIO DI PUTIN ALLA NAZIONE

Il problema della Russia è l’allargamento della Nato ad Est, nei territori un tempo componenti dell’Urss: questo è il punto nodale su cui rischia di esplodere una guerra mondiale a 360° e di questo ha parlato Vladimir Putin nel discorso alla nazione che rischia di passare alla storia per decenni.

«La Russia è il nemico n.1 della Nato», ci hanno detto e fatto capire. Nel 2001 a Mosca, nel dialogo con Bill Clinton, Putin rivela di aver chiesto l’adesione alla Nato: «la risposta è stata che mai avremmo potuto entrare nell’Alleanza Atlantica». Nel riconoscere il Donbass e le sue repubbliche separatiste, la Russia intende difendersi dall’espansione della Nato in Ucraina, definita da Putin una «marionetta ormai in mano agli Stati Uniti». Con un lunghissimo excursus storico che parte da Lenin e Stalin fino ai giorni nostri, Putin sottolinea come l’Ucraina sia sempre stata componente dell’impero russo e fu un errore dei bolsevichi concederne un Paese sovrano. «A Kiev c’è stato un golpe con gli Occidentali che ora sono i nuovi padroni […] A rischio c’è la sicurezza della Russia se Kiev entrerà realmente nella Nato»: in Ucraina, accusa ancora il Cremlino, «ci sono esercitazioni NATO per colpire la Russia». È un discorso incendiario quello del Presidente russo, dalle conseguenze ora imprevedibili: si è ad un passo dall’esplosione di una vera e propria guerra, con costanti minacce all’Occidente e pure a Kiev, accusata di ricattare Mosca sul fronte energetico. «La Russia ha tutto il diritto di adottare misure di ritorsione per la sua sicurezza, e noi lo faremo. L’obiettivo dei missili della NATO siamo noi», rilancia ancora il Presidente Putin. L’Occidente e la Nato vivono ore di fibrillazione costante, riuniti tutti i Consigli di sicurezza dalla Casa Bianca fino a quelli europei: si attende una risposta ufficiale ora da Joe Biden e dalla Commissione Europea, ma si preannunciano settimane di “fuoco” dopo la firma ufficiale di Putin sul riconoscimento delle Repubbliche del Donbass (alla presenza dei leader delle due regioni separatiste), avvenuta poco fa al termine del discorso alla nazione russa..



PUTIN RICONOSCE IL DONBASS

È atteso dopo le ore 19.30 circa (ore italiane) il discorso alla nazione del Presidente russo Vladimir Putin: lo aveva dichiarato il suo portavoce, Dmitry Peskov, a Ria Novosti, specificando che il Capo del Cremlino informerà su quanto emerso oggi in Consiglio di Sicurezza russo.

Ebbene, il Presidente Putin ha già fatto sapere ai Presidenti Macron e Scholz cha a breve un decreto del Cremlino provvederà al riconoscimento formale e ufficiale delle Repubbliche separatiste del Donbass, ovvero Donetsk e Luhansk (Dpr e Lpr) nell’est dell’Ucraina, teatro di una durissima guerra civile di fatto mai del tutto sopita dopo la guerra nel 2014. Nei giorni caldissimi del potenziale esplodere del conflitto su scala mondiale contro l’Ucraina e la Nato, le parole di Putin risuoneranno ancora più determinanti l’immediato svolgersi della crisi internazionale nell’Est Europa. Il riconoscimento delle Repubbliche del Donbass (qui il focus, ndr), l’aggiornamento sullo stato dei negoziati con l’Occidente ma soprattutto l’annuncio o meno di una imminente guerra in Ucraina sono i tre temi sul piatto del Cremlino per il discorso alla Russia atteso nei prossimi minuti.

I TEMI SUL CAMPO: UCRAINA, DONBASS E…

Nel frattempo dall’Europa giunge notizia tramite l’Alto Rappresentante della Politica Estera Josep Borrell che vi saranno immediate sanzioni alla Bielorussia se dovesse aiutare la Russia contro la crisi in Ucraina. «La decisione se riconoscere o meno le due repubbliche autoproclamate del Donbass verrà presa in base agli sviluppi della situazione», aveva spiegato oggi Putin durante il Consiglio a Mosca. Lo stesso leader del Cremlino aveva tenuto comunque un margine di diplomazia ancora possibile sulla crisi in Ucraina: «Gli Usa mi hanno assicurato che e’ possibile una moratoria sull’entrata dell’Ucraina nella Nato. Non abbiamo garanzie che Kiev non entri nella Nato, quindi abbiamo bisogno di un documento firmato che sia valido secondo il diritto internazionale». Per questo motivo venerdì prossimo il Ministro degli Esteri russo Lavrov ha confermato la sua presenza in visita ufficiale a Parigi da Macron, proprio per dirimere l’evolversi della tensione in Ucraina e gli eventuali negoziati con l’Occidente. Il 24 febbraio sarà invece a Ginevra peer incontrare di persona il segretario di Stato Usa Blinken. Al termine del Consiglio, Putin aveva anche fatto sapere in una nota del Cremlino come «Kiev ha già condotto tra operazioni punitive contro il Donbass e sembra proprio che si stia avventurando in un’altra. Gli ultimi sviluppi dimostrano che le autorità ucraine non hanno nessuna intenzione di implementare gli accordi di Minsk». La richiesta di non far entrare l’Ucraina nella Nato ora si trova in una condizione di difficile ottenimento proprio dopo la “spalata” di Putin sul Donbass. Macron e Scholz, informati poco fa dal Cremlino del riconoscimento si dicono «profondamente delusi dalla decisione della Russia sul Donbass». In Ucraina «la Russia ha creato la principale minaccia alla pace e alla stabilità in Europa dalla seconda guerra mondiale. Siamo ad una svolta, tutto ciò in cui crediamo viene chiamato in causa. Abbiamo condannato l’ammasso di truppe russe, le provocazioni e abbiamo constatato manipolazioni da parte di Mosca che vuole creare un pretesto per l’escalation militare, è un modus operandi classico», ha detto Borrell, minacciando sanzioni e ipotizzando un Consiglio degli Esteri dell’Ue a Kiev. Nell’immediato, le conseguenze alla mossa di Putin sono: sanzioni ormai inevitabili nei confronti della Russia, rischio di un eventuale escalation militare e soprattutto decisa e definitiva “sepoltura” degli accordi di Minsk siglati nel 2015 sul rispetto del dialogo, sull’invio di aiuti umanitari e sul rinvio delle armi pesanti. Ora è tutto saltato e il futuro è ancora più indecifrabile.