Domenico Quirico in un recente articolo pubblicato sulla Stampa ha ragionato sull’attentato che si è registrato nei giorni scorsi a Mosca, forse un’occasione utile per Putin per arrivare a quella resa dei conti generale che da tempo aleggia più o meno ovunque. Il terrorismo, d’altronde, secondo il giornalista è “per natura polifonico, poliglotta, polivalente, polisemico, universalmente applicabile, chiarissimo nel fatto, brutale e labirintico nelle motivazioni, avernico e contemporaneamente visibilissimo”.
E proprio l’attentato in Russia, riflette Quirico, “colpisce per la varietà di piste disponibili: jihadisti afgani, il Kgb ucraino, la Cia e infine perfino l’auto attentato“, ordito niente meno che da Putin in persona. Spiegazione, quest’ultima “verso [cui] mi pare si muovano i casellatori occidentali della Bugia bellica”, che è quanto meno “un indizio”, se non altro di quello che succederà. Infatti, la cosa che l’Occidente, secondo Quirico, dovrebbe chiedersi sull’attentato non è tanto chi l’ha commesso, quanto “a chi verrà attribuito nelle prossime ore da Putin“. Da questa decisione, “che non necessariamente farà riferimento alla realtà”, dipenderanno “reazioni e conseguenze che possono essere catastrofiche”, soprattutto dal punto di vista di quella “finta pace che ancora agonizza per qualche settimana tra Occidente e Mosca“.
Quirico: “L’attentato può essere l’espediente per Putin per scatenare la Grande guerra”
L’attentato, per Putin, diventa quindi un’occasione ottima per “far inghiottire la guerra diretta, esplicita“, perché, ragiona Quirico, “la propaganda impiega troppo tempo. Ci vuole una congiura, una offesa mostruosa, cento morti almeno“. E così, con un paio di “kalashnikov da cento dollari”, qualche “migliaio ben investito”, basta scegliere un colpevole, ed ecco che “vengono apposta i tagichi, caucasici musulmani lavativi” ed è presto confezionato “lo choc terroristico che trasforma i tentennanti in fautori entusiasti della resa dei conti generale”.
I fantasmi del terrorismo, d’altronde, Putin “li sa maneggare benissimo”, mentre dall’altro lato “la qualità impagabile della sigla Isis”, continua Quirico, “è che non smentiscono mai. Sono disposti ad accollarsi gloriosamente anche i morti in autostrada pur di risultare nocivi attivamente”. In tutto “l’attentato a Mosca ha indebolito Putin”, o almeno così “dice qualcuno”, ignorando che “è stata la spietatezza contro il jihad ceceno che lo ha fatto diventare” quello che è oggi e che l’unica certezza che abbiamo è che “sapremo presto come Putin userà la strage. La vendetta muscolare, sproporzionata fa parte del suo Sistema, è necessaria alla sua esistenza”, e proprio lì, secondo Quirico, “sta appeso il rischio della Guerra“.