Hanno parlato dell’accordo sul grano, mostrando disponibilità a coinvolgere, se Kiev lo vorrà, l’Ucraina. Ma Mosca, nonostante le pressioni di Erdogan, rimane fuori dall’accordo. Dunque via libera alle esportazioni di grano ucraino solo se potranno riprendere le esportazioni agricole russe. Erdogan e Putin alla fine a Sochi hanno discusso anche, e forse soprattutto, di affari.



È questa d’altra parte, osserva Giuseppe Morabito, generale con al suo attivo diverse missioni all’estero, membro fondatore dell’Igsda e del Collegio dei direttori della Nato Defense College Foundation, la cifra che individua il personaggio di Erdogan: un uomo che fa principalmente i suoi interessi, o meglio quelli della Turchia, e che tiene questa come regola base di ogni interlocuzione a livello internazionale.



Generale, cosa ci dice l’incontro Putin-Erdogan: tornano a essere in qualche modo alleati?

I loro accordi sono improntati al do ut des: concedo per avere qualche cosa in cambio. Niente di più e niente di meno. In relazione al mancato accordo sul grano è l’unica impostazione possibile, adesso che i russi, che controllano le acque nelle quali passano le navi che trasportano il grano stesso, hanno il coltello dalla parte del manico. La Russia può bloccare (e ha bloccato) il grano, e per qualsiasi concessione che fa vuole qualcosa in cambio.

Putin vorrebbe ottenere la possibilità di vendere anche i fertilizzanti russi, secondo un accordo che sarebbe stato disatteso. Qual è il suo obiettivo?



La Russia non ha soltanto il grano, produce grosse quantità di fertilizzanti e ammoniaca. Cerca di accordarsi per non veder bloccata la produzione, che per i russi sarebbe un danno economico importante. Per questo vogliono inserire questi prodotti nella trattativa, anche perché i fertilizzanti sono un bene di necessità per tutti i Paesi africani e per le loro coltivazioni. Provano a sfruttare questa circostanza.

L’Ucraina, o meglio, l’Occidente, può arrivare a fare delle concessioni da questo punto di vista?

Dipende da cosa verrà chiesto in cambio. Per ottenere qualcosa dalla Russia occorrerà cedere qualcos’altro. La cosa importante è che, se dovessero fare un accordo, venga effettivamente rispettato. C’è un embargo sui beni russi e Mosca tende a rimuoverlo. Anche parzialmente. L’Occidente messo alle strette potrebbe essere costretto a fare concessioni per non aggravare la situazione dei Paesi bisognosi.

L’incontro è la dimostrazione che Erdogan torna ad avere il piede in due scarpe: un po’ con la Nato e un po’ con gli altri Paesi?

Per me Erdogan non ha mai tolto il piede dalle due scarpe: guarda solo agli interessi nazionali ed è interessato al grano perché chi lo commercializza via mare sono principalmente gli armatori turchi.

Erdogan potrebbe assumere il ruolo di mediatore nella guerra in Ucraina?

Non lo vedo come mediatore, a meno che non ci siano, appunto, interessi nazionali da difendere. Al di fuori di questa logica non è credibile.

Fra Turchia e Russia l’interscambio economico sarebbe di 62 miliardi di dollari, ma si pensa di arrivare a 100. Inoltre i russi sarebbero pronti a rendere operativa la prima unità di una centrale nucleare realizzata da loro in Turchia: tutto questo non stride con l’alleanza di Erdogan con i Paesi occidentali, che sono insieme alla Turchia nella Nato?

Rientra nel doppiogiochismo di Erdogan, che pensa al tornaconto della Turchia, anche in contrasto con fatto che il suo Paese è membro dell’Alleanza atlantica e che quest’ultima sostiene senza indugi l’Ucraina.

La Nato potrebbe dire qualcosa di fronte a questa collaborazione?

La Nato è un’alleanza politica e difensiva. Gli unici che possono dire qualcosa sono gli Usa e l’Unione Europea. Se dovesse avvenire tutto questo l’Europa e gli americani dovrebbero prendere posizione, minacciando sanzioni alla Turchia se si comporta in questo modo.

L’Occidente avrà il coraggio di intervenire in questo senso?

È augurabile che lo faccia altrimenti Erdogan continuerà a fare il doppio gioco.

Eppure negli ultimi mesi si parlava di un riavvicinamento della Turchia alla Ue, agendo così Ankara si riallontana da Bruxelles?

Se Erdogan continua a fare da sponda alla Russia mette in difficoltà gli altri Paesi. L’incontro di Sochi non è altro che il tentativo di ritorno alla ribalta di Erdogan, sfruttando l’occasione propizia della scadenza dell’accordo sul grano.

Ma il presidente turco a cosa punta veramente: ha un disegno “imperiale” per il suo Paese?

Punta semplicemente all’interesse nazionale. Nel caso dell’accordo sul grano guarda all’interesse degli armatori turchi e di ritorno a quello che può avere lui per averli sostenuti.

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