Sono quattro le direttrici su cui si sta muovendo l’esercito russo in Ucraina. La prima è quella dell’accerchiamento di Kiev con una manovra a tenaglia delle forze che provengono dal nord, dalla Bielorussia. Un’altra offensiva procede a est verso la seconda città più grande del paese, Kharkiv; la terza, a sud, spinge verso Odessa, il principale porto ucraino, ricordando che la parte est del litorale è già stata occupata. Infine, c’è Mariupol, sotto assedio da giorni, a sud-est. In questo quadro, ci ha detto il generale Giorgio Battistigià comandante del corpo d’armata di Reazione rapida della Nato in Italia e capo di stato maggiore della missione Isaf in Afghanistan, “va considerato il tentativo di accerchiamento delle forze ucraine ancora presenti nel Donbass, che sono l’élite dell’esercito di Kiev, tanto è vero che il governo di Zelensky sta pensando di evacuarle prima che si trovino rinchiuse in una sacca, ma in questo modo darebbero via libera alle milizie filo-russe di dilagare nel paese”.



Qual è la situazione attuale sul terreno, mentre continuano i bombardamenti a tappeto sui centri urbani?

Attenzione, non si tratta di bombardamenti a tappeto, quelli furono condotti dagli alleati sulle città tedesche e italiane durante la Seconda guerra mondiale. Questi sono lanci di missili sulle città.

I danni e le vittime non sono comunque pochi, senza dimenticare i combattimenti sul campo. Quanti soldati sta impiegando in questo momento la Russia?



Lo stato maggiore russo ha sottovalutato la capacità di resistenza e reazione degli ucraini. Secondo quanto ci dice l’intelligence americana, in Ucraina la Russia sta impiegando al momento 200mila uomini, ma con questo numero non si riesce a occupare interamente il paese. Di questi uomini, realmente in prima linea impegnati a combattere se ne contano meno della metà. Gli altri stanno nelle retrovie a svolgere funzioni logistiche di supporto, comunicazioni e altro. Ripeto: con 70-80mila uomini non si occupa un paese come l’Ucraina conducendo una guerra-lampo, come oggi va di moda dire.

Quindi c’è una impasse sul terreno?



La valutazione dei russi è stata esagerata nel pensare che gli ucraini presentassero scarsa capacità combattiva. Si vede dagli sforzi in atto che non riescono apparentemente a raggiungere gli obiettivi prefissati.

Le forze aeree ucraine sarebbero state eliminate. Lo conferma?

È vero, però da quanto veniamo a sapere sempre dal governo americano gli ucraini hanno una certa capacità di colpire e intercettare le forze aeree russe. Per questo i russi usano i jet in modo limitato, impiegando maggiormente gli elicotteri da attacco, che danno supporto con il fuoco dall’alto alle truppe che avanzano. Stando alle valutazioni degli americani, i jet russi hanno subìto perdite consistenti. Se devono bombardare, utilizzano i missili: si parla di almeno 600 missili lanciati negli ultimi 12 giorni.

Si ha un’idea di quante perdite ha subìto l’esercito russo fino a oggi?

Non poche. Gli americani parlano di 2-3mila soldati morti, non i 10mila di cui parla il governo di Kiev per ovvi motivi propagandistici. Resta comunque un numero alto, se solo pensiamo che gli americani nei vent’anni di guerra in Afghanistan hanno perso in tutto 2.500 soldati.

Fonti certe dicono che non vengono celebrati i funerali dei soldati, per non creare disagio nel popolo russo.

Quando un soldato torna a casa in un sacco nero, è sempre un brutto contraccolpo psicologico per la popolazione, era così anche ai tempi della guerra in Afghanistan, quando le autorità sovietiche non mandavano a casa la gran parte dei soldati morti per non causare shock.

Tornando alla situazione sul campo, quali sono le direttrici principali dell’avanzata russa?

La prima è accerchiare Kiev con una manovra a tenaglia con le forze che provengono da nord e scendono sia a est che a ovest per isolarla. In questo modo intendono assediarla per cercare di indebolire la resistenza, colpendo anche la popolazione, bloccando i rifornimenti e le vie di fuga. Non ritengo che i russi decidano di entrare a Kiev per affrontare un combattimento strada per strada, sarebbe una guerriglia lunghissima che provocherebbe un gran numero di perdite. Ricordiamo il caso di Mosul, in Iraq, dove ci sono voluti sei mesi di assedio per farla cadere.

Le altre direttrici?

Una va verso Kharkiv, nell’est dell’Ucraina, e poi a sud c’è la spinta che va verso Odessa, il principale porto ucraino. Già la parte est del litorale è stata occupata, rimarrebbe solo Odessa per i collegamenti marittimi. Un quarto fronte, infine, è quello di Mariupol, dove anche lì i russi non penso abbiano intenzione di entrare in città, ma solo di accerchiarla. Sembra che i corridoi umanitari siano stati riaperti: una volta uscita la gran parte della popolazione, i russi potranno bombardare la città fino a causarne la resa.

L’occupazione delle centrali nucleari è un obbiettivo del Cremlino?

Certo, hanno già occupato la principale centrale del paese, in modo da prendere alle spalle le forze ucraine che sono ancora nel Donbass. E si tratta dei militari professionisti più preparati: eliminarli sarebbe un colpo duro per Kiev. Lo stato maggiore ucraino sta infatti valutando se lasciare queste truppe d’élite in quell’area con il rischio di finire accerchiate o portarle fuori, ma in questo modo si darebbe alle milizie filo-russe del Donbass la possibilità di dilagare in Ucraina.

Quindi, secondo lei, i combattimenti andranno avanti ancora lungo, nonostante le trattative di pace?

Sì, i combattimenti continueranno fino a quando non si arriverà a un accordo. Pensiamo al Vietnam: parallelamente ai colloqui, si andava avanti con le operazioni militari per esercitare pressioni sulla parte che si trovava più in difficoltà.

(Paolo Vites)

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