Il rischio di una “guerra totale” in Medio Oriente c’è ed è concreto per Hezbollah, che lancia un avvertimento a Netanyahu che sa di minaccia: «Ora siamo armati». A parlare è lo sceicco Naim Qassem. Lo fa al Corriere, partendo dall’eterno rifiuto a riconoscere Israele. «Continuate a domandarvi come mai gli arabi non riconoscano il diritto di Israele a esistere, noi invece ci chiediamo come mai Israele e l’Occidente non riconoscano il diritto dei palestinesi a stare sulla propria terra. Ribaltate il punto di vista e vi avvicinerete a una risposta. Per esempio, cercate una soluzione per gli occupanti, non per chi resiste».



Il vice di Hassan Nasrallah, rispetto al quale è ancor più intransigente, riconosce le perdite di miliziani negli scontri al confine tra Libano e Israele, ma alla domanda su un possibile aiuto ad Hamas, precisa: «Se mi sta chiedendo se abbiamo paura, la risposta è no. Se la domanda è se ci difenderemo? Sì, con tutta la nostra potenza. Ma se mi chiede se ci sarà guerra totale, rispondo: dipende da quel che succede a Gaza e da quel che farà Israele. Netanyahu vuole la guerra? Non lo sappiamo». Di fronte alle minacce di Israele di ridurre Beirut come Gaza, il vice di Hezbollah spiega che «lo scontro non si misura solo in forza militare». In ogni caso, lo sceicco ritiene che ci siano le forze necessarie «per creare gravi perdite a Israele». Rispetto al passato, l’apparato militare sarebbe superiore. «Adesso siamo più armati e meglio organizzati di allora. Israele farebbe bene a pensare le sue mosse».



NAIM QASSEM (HEZBOLLAH) “ABBIAMO ARSENALI PIENI”

Il vice di Hezbollah nell’intervista al Corriere smentisce che siano state comprate armi dal fronte ucraino. «Non ne abbiamo bisogno. Abbiamo gli arsenali pieni e dobbiamo costruire sempre altri depositi». Sollecitato riguardo un possibile coinvolgimento nella guerra tra Israele e Hamas, lo sceicco Naim Qassem ribadisce: «Decideremo la questione al momento giusto. Per ora non discutiamo di linee rosse. Di certo non le divulghiamo». Inoltre, smentisce che il piano di Hamas prevedesse una guerra regionale, d’intesa con Iran, milizie irachene, siriane, yemenite ed Hezbollah, salvo poi cambiarlo con l’arrivo della portaerei Usa. «L’operazione “diluvio Al Aqsa” è un progetto esclusivamente palestinese. Ogni illazione che sia stata una decisione dell’Asse della Resistenza è disinformazione dei servizi segreti. Quanto all’arrivo delle navi Usa le consideriamo a protezione della risposta barbarica di Israele».



Il vice di Nasrallah dribbla la domanda sull’attacco del 7 ottobre e se sia stato un atto di terrorismo: «E lei può calcolare quanti massacri hanno compiuto gli israeliani in 75 anni? Centinaia di migliaia di palestinesi sono stati uccisi, feriti e imprigionati solo perché erano proprietari della terra dove abitavano. Il punto non è proprio il 7 ottobre. Ma passiamo oltre, non ho altro da dire». Infine, Naim Qassem manda due messaggi. Uno a Israele e all’Occidente: «Se vogliono imporre la presenza con la forza non succederà né oggi ne fra 100 anni». L’altro alla Lega Araba, secondo cui serve una scelta strategica di pace per risolvere il problema palestinese. «Non siamo interessati a quel che scrivono. Per noi la pace ci sarà quando la terra verrà restituita ai legittimi proprietari: i palestinesi».