Il Qatar si sarebbe mostrato disponibile all’espulsione dei leader di Hamas chiesta dagli Stati Uniti. A rivelare il retroscena è il Jerusalem Post, aggiungendo nuovi particolari rispetto alla notizia lanciata dal Washington Post, che aveva riportato i contatti intercorsi il mese scorso tra il Segretario di Stato Usa Antony Blinken e il Qatar a cui ha chiesto di espellere gli alti funzionari del gruppo terroristico se questo avesse rifiutato un’altra proposta di cessate il fuoco.



Ora si apprende che il Qatar avrebbe risposto facendo sapere di aver recapitato il messaggio ai leader di Hamas, a cui è stato detto infatti di prepararsi alla prospettiva di dover lasciare il Paese. Il giornale israeliano riferisce che tre alti funzionari hanno affermato che il Qatar starebbe preparando da mesi l’espulsione a causa della crescente frustrazione per la riluttanza di Hamas ad accettare le proposte di cessate il fuoco. Non si esclude di iniziare dalla chiusura dell’ufficio politico del gruppo, stando alle rivelazioni fatte alla Reuters da un funzionario che ha familiarità con il cambio di rotta del governo qatariota, che tra l’altro potrebbe arrivare a mettere in discussione il suo ruolo di mediatore nei colloqui indiretti tra Israele e Hamas.



ESPULSIONE DI HAMAS DAL QATAR UN BOOMERANG?

L’amministrazione Biden sperava di usare la minaccia dell’espulsione della leadership di Hamas dal Qatar come leva politica, ma stando agli analisti interpellati dal Washington Post, questa mossa potrebbe complicare i negoziati. «La pressione su Hamas a Doha è inefficace. Il problema è che le persone che prendono le decisioni sono a Gaza e non gli interessa dove si trova l’ufficio politico», ha dichiarato un funzionario informato sui colloqui. Per Patrick Theros, ex ambasciatore Usa in Qatar, l’allontanamento di Hamas dal Qatar sarebbe «un incubo» per la Casa Bianca e precluderebbe ogni futuro colloquio.



Nelle scorse settimane Husam Badran, alto funzionario di Hamas, aveva affermato che non è il gruppo a bloccare il cessate il fuoco a Gaza, ma il disinteresse proveniente da Israele e Usa. L’ostacolo ai negoziati, secondo Badran, sarebbe rappresentato da Netanyahu, il quale si metterebbe di traverso nei negoziati e per questo viene definito il soggetto che mette più a rischio la stabilità del Medio Oriente e che alimenta la crisi.