NYT: “QATAR LEADER MONDIALE SUL GAS DOPO SANZIONI ALLA RUSSIA”
Sulla scia della maxi inchiesta sul Qatargate e la presunta corruzione di diversi membri del Parlamento Ue, un tema da non sottovalutare è quello che pone in questi ultimi mesi l’Emirato del Qatar come leader mondiale nell’esportazione del gas naturale: uno elemento direttamente legato alle sanzioni dell’Occidente alla Russia su gas e petrolio che tutti ben sappiamo vista l’emergenza energetica che proietta i due terzi della Manovra italiana dedicata interamente al caro-energia. Sul fondo del “New York Times” viene raccontato che già quest’anno il primo produttore di gas liquido nel mondo è diventato proprio il Qatar: esporterà molto più di quanto già non esportano gli Stati Uniti (leader nel mercato del GNL-Gas Naturale Liquefatto fino allo scorso anno) e già sta facendo accordi sia con l’Europa che con la Cina.
Come spiega il giornalista Nicola Porro nella sua rassegna stampa quotidiana sui social (la “Zuppa di Porro”), «siamo tutti in prima fila a parlare dei presunti corrotti in Europa, ma nessuno parla dei corruttori. Già ci siamo giocati con le sanzioni alla Russia, mica ci possiamo fregare anche con i qatarini che ci garantiscono una quantità mostruosa di gas a prezzi vantaggiosi? Non possiamo tollerare Putin ma il Qatar». La provocazione è tutt’altro che campata per aria anche perché, man mano che emergono i dettagli sull’inchiesta (nata dai servizi segreti del Belgio assieme ad altri 5 Paesi nel 2021, ma dallo scorso luglio avviata dalla Procura federale di Bruxelles), ci si rende conto della portata di effetti sui potenziali “corrotti” ma ancora nulla o quasi sui presunti “corruttori”.
QATAR LEADER GAS MONDIALE: C’È UN LEGAME CON IL QATARGATE NEL PARLAMENTO UE?
«Il Qatar è in una posizione migliore di chiunque altro per trarre vantaggio dalla situazione in Europa», ha spiegato al New York Times Chakib Khelil, ex presidente dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio ed ex ministro dell’energia algerino, «I concorrenti del Qatar sono bloccati da problemi politici, come l’Iran e la Libia, oppure, come la Nigeria o l’Algeria, non hanno le risorse per fornire i volumi aggiuntivi necessari». Le esportazioni da Doha sono raddoppiate da quando è cominciata la guerra in Ucraina e le sanzioni alla Russia si sono moltiplicate: il Qatar «è in procinto di battere il suo record di entrate annuali da esportazioni, stabilito nel 2013 prima che il boom delle esportazioni di gas dagli Stati Uniti facesse scendere i prezzi del gas», spiega ancora il NYT.
Come poi aggiunge Ali Al-Ansari, portavoce dell’ambasciata del Qatar a Washington, «Il Qatar continuerà a fare del suo meglio per sostenere i suoi alleati in Europa, mentre la maggior parte del settore ha smesso di investire in nuove scoperte di idrocarburi, il Qatar ha raddoppiato gli investimenti in LNG (sigla inglese per il GLN, ndr)». Gli accordi con la Germania, la Cina e gli altri Paesi dell’Unione Europea stanno a significare come in questi ultimi anni/mesi il rapporto geopolitico ed economico tra l’Occidente e Doha sia diventato esattamente quello che per decenni è stata l’Arabia Saudita per gli Usa, sul fronte petrolio. Occorrerà capire quali sviluppi prenderà la vicenda Qatargate e quali elementi dell’Unione Europea verranno tirato in ballo ancora nei prossimi giorni: di certo occorrerà non sottovalutare un elemento che si inizia a intravedere come centrale. Un legame sempre più intrinseco e dipendente tra il Qatar e l’Europa sul fronte gas emerge, gioco forza, dopo l’insistere sulle sanzioni alla Russia per la guerra in Ucraina: che però a muovere questo passo sia stato un Parlamento con – secondo le accuse – almeno 60 eurodeputati potenzialmente corrotti da lobby del Qatar, quantomeno non può non fare riflettere e discutere.