David Adesnik, ex consulente del Pentagono ed esperto di guerre irregolari, ha parlato con il Messaggero della guerra tra Israele e Hamas, cercando di analizzare i prossimi passi dei due schieramenti e gli eventuali esiti del conflitto. Attualmente ritiene che la violenza e la crudeltà dei terroristi abbia spinto il governo israeliano verso la convinzione che “devono essere distrutti“. Contestualmente, però, “capisce che la missione a Gaza non sarà chirurgica, non sarà una missione pulita e lineare”.
“Hamas”, ritiene ancora Adesnik, “è uscito dai suoi confini e ha compiuto i massacri, poi si è ritirato, e ha pianificato tutto perché il contrattacco israeliano sia il più possibile sanguinoso” preparando a Gaza “trappole di ogni tipo, ordigni esplosivi di ogni genere continuando a usare la popolazione come scudi umani, in modo che i soldati israeliani dovranno causare morti anche tra gli innocenti suscitando l’indignazione pubblica”. Parlando, invece, delle motivazioni per cui Hamas si è mosso con così tanta efferatezza, decapitando anche i bambini, ritiene che sia perché “gli islamisti integralisti giudicano chiunque viva in Israele un nemico da spazzare via”.
Adesnik: “Hezbollah interverrà a Gaza solo se Hamas dovesse essere in vantaggio”
Su cosa accadrà dopo il conflitto tra Israele e Hamas, Adesnik ritiene che “l’ultima vuole che vuole Tel Aviv è dover governare Gaza, non vuole questa responsabilità”. L’alternativa più probabile è “il Qatar che, negli ultimi anni, ha dato molti soldi per aiutare la popolazione palestinese” nella striscia, assumendosi il rischio di finanziare indirettamente anche i terroristi. “Si pensa”, però, anche “alla Turchia che ha stretti contatti con gli Usa e cerca di mantenere una posizione equilibrata”.
Non pensa che allo stato attuale, però, il corridoio umanitario da Gaza verso l’Egitto per permettere ai palestinesi di lasciare l’area possa funzionare, anche perché il governo egiziano teme l’arrivo di Hamas tra i rifugiati. Sulla possibilità che Hezbollah intervenga, sottolinea che “una decisione finale su un possibile intervento verrà dall’Iran”, mentre ci tiene a sottolineare che si tratta di “un’organizzazione militare più forte” della controparte palestinese. Complessivamente, ritiene anche che l’eventuale intervento a Gaza sarà dettato esclusivamente dalla necessità, ovvero dal fatto che Hamas stia vincendo il conflitto, in modo da “stringere Israele in una morsa“, anche perché “non ha fretta. L’integralismo islamico giudica i tempi sul metro di una storia centenaria”.