IL BELGIO NON RICHIEDE L’ESTRAZIONE PER FIGLIA E MOGLIE PANZERI: ACCORDO COI PM?

Mentre si attendono ulteriori novità importanti dalle prossime udienze sull’inchiesta Qatargate, la notizia giunta ieri sera è di quelle importanti visto che da quanto filtra da Bruxelles i procuratori non hanno intenzione di richiedere l’estradizione di Silvia Panzeri e Maria Dolores Colleoni, rispettivamente la figlia e la moglie dell’ex eurodeputato Pier Antonio Panzeri (tutti e tre arrestati lo scorso dicembre con le gravi accuse di corruzione, riciclaggio e associazione a delinquere per tangenti in arrivo da Qatar e Marocco). Le due donne che si trovano agli arresti domiciliari in Italia in questo momento solo una settimana fa avevano definito, in via separata, il ricorso contro la richiesta di estrazione successiva al mandato di cattura europeo che aveva portato all’arresto nel mese di dicembre: dunque cosa può essere successo nel giro di pochi giorni per aver fatto cambiare idea così drasticamente ai giudici belgi?



Ecco, non ci vuole Sherlock Holmes per intuire che lo snodo vero riguarda l’accordo siglato da Panzeri con il giudice titolare dell’inchiesta Qatargate, Michale Claise: l’ex Pd-Art-1 in carcere a Bruxelles ha firmato l’accordo da “pentito” garantendosi “solo” un anno di reclusione, una multa e la confisca di tutti i beni acquisiti per circa un milione di euro, in cambio di nomi e spiegazioni sull’intero giro di corruzione che lo vedeva implicato nei mesi/anni scorsi tra Qatar, Marocco e Parlamento Ue. Questa la parte nota dell’accordo, ma vedendo il colpo di scena sulla figlia e la moglie il “sospetto” che possa essere stato incluso anche un trattamento più “light” nei confronti della famiglia sovviene non solo a noi. La rinuncia alla consegna di Silvia Panzeri e Maria Dolores Colleoni – come ha riferito l’avvocato Angelo De Riso alle agenzie, che con il collega Nicola Colli difende le due donne ora ai domiciliari in Italia – si evince da un documento che è stato notificato in queste ore: «Si tratta di capire – ha spiegato il legale – se tale atto comporta la liberazione per le mie assistite».



QATARGATE, COZZOLINO ACCUSA I SERVIZI SEGRETI

Il “colpo di scena” in qualche modo era stato preannunciato già ieri dalle dichiarazioni al vetriolo dell’avvocato di Eva Kaili, anche lei accusata di corruzione in seno all’indagine sul maxi scandalo “Qatargate”: il legale Mihalis Dimitrakopoulos aveva infatti spiegato che presto Panzeri avrebbe fatto altri nomi (si parla di deputati italiani, ma anche francesi e tedeschi) e che soprattutto avrebbe potuto dare ulteriori informazioni in “cambio” di uno sconto per la propria famiglia. Serve ora capire quale siano le reali condizioni di questo accordo con il “pentito” ex europarlamentare e se soprattutto siamo alla vigilia di altri roboanti colpi di scena sulla imprevedibile inchiesta condotta dal giudice Claise. Notizia di servizio ma utile per capire come si sta allargando l’indagine, in giornata sono attesi in Procura di Milano i detective belgi per valutare la mole di documenti e strumenti informatici sequestrata alla famiglia Panzeri ma anche per investigare sulla situazione della commercialista Monica Rossana Bellini, anche lei arrestata con gli stessi capi d’accusa. A Milano, tra l’altro, si sta valutando l’eventuale apertura di un fascicolo autonomo per riciclaggio.



Intanto fa discutere la lunga e appassionata auto-difesa portata avanti dall’europarlamentare auto-sospeso dal Pd, Andrea Cozzolino: rinunciando all’immunità parlamentare prima dell’istruttoria dell’Europarlamento, il dem ha accusato di essere «da oltre un mese al centro di una violenta campagna di stampa, che sta devastando me e la mia famiglia sulla base di un mero sospetto». Spiega di non avere mai ricevuto un solo singolo euro da Panzeri (a differenza di quanto accusa lo stesso ex Pd o il suo assistente Francesco Giorgi) e di essere completamente innocente: «il testo della mail inviata dal mio indirizzo di posta elettronica, prima dell’approvazione della mozione, avvenuta anche con il mio voto favorevole, è stato messo a punto e diffuso in totale autonomia e senza il mio preventivo assenso». A piena insaputa di Cozzolino anche le attività di lobbyng e corruzioni tra Giorgi e Panzeri, aggiunge l’eurodeputato: e infine, la messa in guardia dei colleghi sull’origine del Qatargate in quanto «Questo Parlamento dovrà prima o poi occuparsi in difesa della sua autonomia, che le indagini traggono origine dell’attività dei servizi segreti di diversi Stati, soprattutto non europei, che potrebbe riguardare, per quanto è generico e aleatorio, ogni e ciascun deputato per ogni e ciascuna attività svolta all’interno del parlamento europeo».