Antonio Panzeri torna libero. Il “pentito” del Qatargate ha chiuso già i conti con la giustizia, grazie all’accordo con la procura federale di Bruxelles che gli consente di ritrovare la libertà dopo meno di 10 mesi di carcere. Gli altri non hanno ancora ben chiaro di cosa siano accusati nell’inchiesta, che tra l’altro annaspa tra i dubbi sulla fondatezza delle accuse. Il patteggiamento prevedeva appena un anno, nel complesso, tra carcere e domiciliari e la confisca di un milione di euro, nonostante le accuse gravissime come associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio per le quali il giudice istruttore Michel Claise ipotizzava fino a 15 anni di carcere.
La polizia giudiziaria ha disattivato il braccialetto elettronico tramite il quale Antonio Panzeri era sotto controllo. All’ex parlamentare europeo di Pd e Articolo Uno è stato notificato il provvedimento dei magistrati della Camera di consiglio che hanno accolto la richiesta dei difensori, a cui non si è opposta la Procura federale. Anzi, sono stati concessi pure due mesi e 20 giorni di sconto sulla pena totale per buona condotta. D’altra parte, l’ex sindacalista non potrà lasciare il Belgio né incontrare altre persone coinvolte nell’inchiesta Qatargate.
QATARGATE, “PANZERI CONTINUERA’ A COLLABORARE”
«La giustizia belga non considera più necessaria la detenzione» di Antonio Panzeri che, però, resterà «a tutti gli effetti indagato fino alla chiusura delle indagini preliminari», ha precisato il portavoce della procura Eric Van Duyse all’Ansa. Invece, l’avvocato Laurent Kennes precisa che «naturalmente continuerà a collaborare con la giustizia come ha fatto finora». Ora il Qatargate rischia di finire in una bolla di sapone, o poco più. Ad esempio, il giudice Claise è stato costretto ad abbandonare l’indagine per un potenziale conflitto di interesse.
Il figlio e quello dell’eurodeputata Maria Arena, sfiorata dall’inchiesta, erano tutti e due azionisti in una società che vende cannabis legale. L’indagine, che nel frattempo è stata affidata ad un’altra magistrata, da quel momento non ha più presentato sviluppi. Ma la procura di Bruxelles tiene a puntualizzare che le indagini proseguono e che «la liberazione anticipata a seguito di una condanna è una pratica frequente, resa possibile per esempio da motivi di buona condotta».