QATARGATE, I SOCIALISTI SI SPACCANO ANCHE PER IL SUCCESSORE DI EVA KAILI

Mentre a Bruxelles andavano in scena i nuovi interrogatori a Eva Kaili e al padre Alexandros in merito alle accuse formulate fin dall’inizio dello scandalo Qatargate, in Parlamento Ue il gruppo dei Socialisti si spaccava ulteriormente sulla figura da proporre per sostituire la ex vicepresidente destituita dopo l’arresto in novembre. Secondo gli accordi interni all’Europarlamento infatti il posto spetta sempre a S&D dopo che Eva Kaili è stata arrestata lo scorso 9 dicembre con l’accusa di associazione a delinquere e corruzione nell’ambito di presunte tangenti in arrivo da Qatar e Marocco “tramite” Antonio Panzeri (entrambi si professano innocenti sulla corruzione ma ammettono il “giro” di affari e denaro messo in piedi negli scorsi mesi).



Ebbene, il candidato identificato dai Socialisti – ovvero il lussemburghese Marc Angel – è stato boicottato da una parte consistente del gruppo europeo: la frattura è derivata non tanto a motivi particolari contro l’europarlamentare, bensì contro la leader socialista Iratxe Garcia Perez, colpevole di non aver controllato a dovere quanto succedeva nel suo partito con diversi esponenti che (pare) si siano “venduti” alla ‘lobby’ di Panzeri per non ben precisati ancora interventi in favore dei Governi di Qatar e Marocco.  Se i voti socialisti dovessero spaccarsi nella prossima udienza a Strasburgo, e quindi Angel non dovesse passare al primo turno, si aprirebbero a quel punto diversi scenari ed altre maggioranze possibili. Annalisa Tardino sarà la candidata del gruppo politico del Parlamento europeo “Identità e Democrazia” (di cui fa parte la Lega di Salvini), mentre dai Verdi avanza la candidatura di Gwendoline Delbos-Corfield: PPE e Renew per ora hanno confermato l’accordo con S&D, qualora però avvenisse il flop socialista in Aula ecco che potrebbero presentare anche loro un proprio candidato.



QATARGATE, ARENA SI DIMETTE DA COMMISSIONE DIRITTI UMANI: ECCO PERCHÈ

Ad aggiungere “sale” alle “ferite” del partito socialista europeo si è messa ieri anche la scelta irrevocabile della europarlamentare Maria Arena, dimessasi da presidente della sottocommissione per i Diritti Umani (Droi) dell’Eurocamera proprio a seguito del coinvolgimento (finora solo negli interrogatori e intercettazioni, ma risulta non indagata) sul caso Qatargate. «Dico a gran voce che non sono coinvolta in alcun modo in questa vicenda. Ma, alla luce degli attacchi politici e mediatici delle ultime settimane, che danneggiano non solo la mia immagine ma anche tutto il lavoro svolto nella sottocommissione, ho deciso di dimettermi da presidente», ha scritto l’eurodeputata alla leader di S&D Iratxe Garcia Perez dopo essere stata nominata nei verbali di Panzeri e Francesco Giorgi in carcere.



Prima di Arena in quella commissione sedeva lo stesso Antonio Panzeri, anche lui di S&D (oggi in Articolo 1, all’epoca era nel Pd): fu proprio dai banchi di quella sottocommissione che il 14 novembre scorso parlò il ministro del Lavoro del QatarAli Bin Samikh Al Marri per evidenziare i “progressi” del suo Paese sul fronte dei diritti dei lavoratori qatarini. Secondo le carte dell’inchiesta Qatargate (nota in Europa con il nome di “Mezzo”), la seduta organizzata con Al Marri venne decisa a tavolino da Panzeri e dal suo ex assistente Giorgi, anche lui in carcere con le stesse accuse della compagna Eva Kaili. A presiedere quella seduta c’era Maria Arena, alla quale la polizia belga ha perquisito gli uffici degli assistenti e con la quale Panzeri si complimenterà direttamente poche ore dopo l’appuntamento del 14 novembre.