L’AUDIO CHOC CHE RISCHIA DI FAR CROLLARE L’INCHIESTA QATARGATE: “SAPPIAMO CHE PANZERI CI STA PRENDENDO IN GIRO”
Il Qatargate dopo un’avvio di inchiesta “fulminante” con arresti – da Antonio Panzieri a Eva Kaili -, accuse e crisi del Parlamento Europeo che sembra sul punto di “esplodere” politicamente, a diversi mesi successivi dove l’intero castello costruito dall’inchiesta sembrava decostruirsi punto dopo punto. Tutto finché il 5 febbraio la difesa di Francesco Giorgi, uno dei principali indagati del Qatargate nonché ex assistente del politico ex Pd-Art.1, presenta un memorandum con un audio che potrebbe ora distruggere l’intera indagine della giustizia belga sul presunto traffico di tangenti da Qatar e Marocco in cambio di decisioni Ue favorevoli: «Panzeri? Non crediamo a niente di quello che dice. Sappiamo benissimo che ci sta prendendo in giro».
A parlare è il capo degli investigatori sull’indagine Qatargate, intercettato di nascosto da Giorgi – informa l’ANSA – durante una conversazione avvenuta lo scorso maggio in merito all’intera inchiesta nata ormai 14 mesi fa sui legami tra il Parlamento Europeo e il Qatar. In questo audio depositato dalla difesa di Francesco Giorgi, tra l’altro compagno della ex vicepresidente del Parlamento Ue Eva Kaili, il poliziotto sembrerebbe ammettere l’inconsistenza dell’inchiesta e pure la credibilità dell’indagato n.1, nonché primo collaboratore e “pentito”: riferendosi sempre a Panzeri, l’agente aggiunge «Non crediamo a niente di quello che dice. Sappiamo benissimo che ci sta prendendo in giro. Ma esploderà tutto. Devi essere pazzo per avere fiducia nella giustizia oggi. Avrò fiducia nella giustizia il giorno in cui giudici e pm non saranno nominati politicamente».
DA DOVE NASCE LA REGISTRAZIONE DI GIORGI AL CAPO DEGLI INVESTIGATORI QATARGATE
Il colloquio registrato da Giorgi nei confronti del massimo responsabile dell’inchiesta Qatargate rischia di essere solo l’ultima delle tante iniziative prese dagli inquirenti belgi a sollevare forti sospetti su come siano state condotte le indagini, oltre che il rispetto dei diritti fondamentali delle persone coinvolte. E così dopo che il giudice titolare del Qatargate Michel Claise negli scorsi mesi lasciò l’inchiesta per un serio conflitto di interessi (salvo poi candidarsi alle prossime Elezioni federali in Belgio, ndr) e dopo che il pm Raphael Malagnini è stato trasferito, ecco l’audio choc che pone in netto imbarazzo l’intero “castello” costruito sulle dichiarazioni dell’ex europarlamentare Panzeri, indagato e ai domiciliari perché accusato di aver diretto l’intero giro di tangenti a Bruxelles.
L’ufficiale di polizia giudiziaria a Giorgi, durante la conversazione a margine di un interrogatorio nel maggio 2023, svela di non potersi fidare della giustizia in Belgio (dove i pm vengono nominati dal Governo, ndr) e getta la piena sfiducia nelle dichiarazioni di Panzeri: «ci sta prendendo in giro». Secondo quanto ricostruiscono fonti del “Corriere della Sera”, la frasi registrate da Giorgi sono state presentate ora dopo aver perso ogni fiducia nella possibilità di collaborazione con la giustizia belga: ad aprile scorso, mentre Giorgi veniva interrogato, la sua casa fu nuovamente perquisita e gli furono portati via degli appunti personali preparati con l’avvocato. Qualche settimana dopo, spiega ancora il Corriere, il capo degli investigatori si ripresenta in casa dell’ex compagno di Eva Kaili per restituire un cellulare sequestrato: a quel punto nasce la conversazione potenzialmente letale per il Qatargate, nata dallo sfogo di Giorgi che contesta «Ora avete accesso alle mie note confidenziali che avevo preparato con il mio avvocato. Non è normale». A quel punto il poliziotto, sempre secondo la ricostruzione oggi presentata dall’avvocato, avrebbe risposto «è normale, questo ci dimostra che hai accesso al fascicolo e che adatti i tuoi discorsi su ciò che è agli atti. Ma ci sono cose che non mettiamo agli atti». L’ex assistente di Panzeri sbotta e attacca, come si sente nella registrazione, «Sono davvero scioccato, questi sono i metodi che avevamo negli anni ‘90 in Italia con Mani Pulite. Questa è un’intimidazione». La risposta finale è quella “confessione” sulla giustizia controllata dalla politica e sulla completa sfiducia nei fatti esposti da Antonio Panzeri, il quale ha firmato con la Procura federale di Bruxelles il 17 gennaio 2023 un accordo che lo impegna a «rendere dichiarazioni sostanziali, rivelatrici, veritiere e complete». A questo punto l’intera inchiesta rischia di dover ripartire completamente da capo.