COZZOLINO, RINVIATA UDIENZA ESTRADIZIONE QATARGATE

Nuovo colpo di scena sulle tante conseguenze della vasta inchiesta Qatargate: la sezione misure di prevenzione della Corte di Appello di Napoli ha deciso per un ulteriore rinvio al prossimo 14 marzo dell’udienza sull’estradizione dell’europarlamentare Andrea Cozzolino, indagato dalla procura federale belga nell’ambito del cosiddetto Qatargate. Il rinvio d’ufficio è stato determinata per la mancata presentazione della documentazione completa richiesta dagli avvocati dell’eurodeputato sospeso dal Pd.



I documenti chiesti da i legali Dezio Ferraro e Federico Conte riguardano le condizioni delle carceri belghe al momento della traduzione del mandato internazionale di arresto emesso dagli inquirenti di Bruxelles. Fino al prossimo 14 marzo dunque il dem accusato da Panzeri di essere al centro di affari loschi con Qatar e Marocco – con Cozzolino che ancora oggi ha rispedito al mittente ogni accusa – rimarrà agli arresti domiciliari a Napoli: «Abbiamo preso atto dell’assenza di copiosa documentazione che era stata da noi sollecitata e richiesta direttamente alla Corte di Appello di Napoli – spiegano gli avvocati Ferraro e Conte fuori dall’udienza – avente a oggetto sia la traduzione in lingua italiana del mandato di arresto internazionale, che è quella che contiene qualcosa in più rispetto al mandato di arresto europeo che invece è estremamente sintetico e laconico, sia sotto l’aspetto probatorio sia sotto l’aspetto della ricostruzione del fatto». Anche il sostituto procuratore generale – hanno concluso i due legali – «si è reso conto della necessità di questa documentazione per poter iniziare a comprendere gli aspetti essenziali della vicenda sia in punto di fatto, sia in punto di trattamento, e quindi è stato tutto rinviato all’udienza del 14 marzo, quando verificheremo l’arrivo di questa documentazione che successivamente sarà oggetto di discussione e di verifica da parte della difesa».



LE ACCUSE DEI LEGALI DI COZZOLINO CONTRO PANZERI: CAOS QATARGATE

Dopo Benifei e Moretti ora anche Andrea Cozzolino non ci sta alla ricostruzione fatta da Pier Antonio Panzeri davanti ai giudici titolari dell’inchiesta Qatargate: se i primi due europarlamentari Pd fino ad ora sono solamente “citati” dal loro ex compagno di partito ma non sono indagati, per l’uomo forte dem in Campania lo scenario è decisamente diverso. Arrestato ai domiciliari nelle scorse settimane, è in corso oggi l’udienza alla Corte di Appello di Napoli per la richiesta di estrazione avanzata dalla procura federale belga dopo le accuse di corruzione, riciclaggio e associazione a delinquere nell’ambito dello scandalo Qatargate. Se negli scorsi giorni l’inchiesta sul Qatargate aveva portato alla luce le nuove accuse di Antonio Panzeri ad alcuni europarlamentari dem di essere stati eletti nelle Europee 2019 grazie ai voti decisivi della comunità marocchina (su forte “pressing” dei servizi segreti di Rabat), in cambio di favori poi da condurre una volta giunti in Europarlamento, oggi è giunta la replica diretta degli avvocati di Cozzolino giunti in udienza.



«Apprendiamo, ancora una volta dai giornali, di dichiarazioni provenienti da Antonio Panzeri che coinvolgerebbero, tra gli altri, l’on. Andrea Cozzolino, con un racconto immaginifico e gassoso, tipico di chi non sa niente e inventa l’incredibile per guadagnarsi i benefici promessi e ottenuti», attaccano gli avvocati Federico Conte e Dezio Ferraro entrando nel Palazzo di Giustizia a Napoli. Non solo, i legali dell’europarlamentare arrestato quello di Panzeri sarebbe «il lato oscuro del pentitismo interessato, ma quello che più rileva è che sia dato alle sue parole tanto credito, in mancanza di elementi esterni di riscontro. Non può lasciare indifferenti, infatti, che egli avrebbe reso tali dichiarazioni il 14 febbraio ovvero dopo l’arresto di Cozzolino, avvenuto il 10 febbraio, senza che ancora vi fossero elementi nei suoi confronti».

QATARGATE, NUOVE ACCUSE SU EVA KAILI: AI DOMICILIARI GIORGI

Ad inquietare la difesa di Cozzolino sul fronte Qatargate non è però solo la posizione del “pentito” Panzeri in merito alla ricostruzione sui presunti affari di corruzione tra Qatar, Marocco e Bruxelles: secondo i legali difensori non è sensato che siano state diffuse sulla stampa queste dichiarazioni «in violazione del segreto istruttorio, subito dopo che l’imparzialità dell’iniziativa giudiziaria belga è stata messa in discussione da una istanza di ricusazione diretta al giudice Claise e che il noto giornale londinese «The Times» ne ha messo in discussione l’attendibilità rivelando che Panzeri e Giorgi avrebbero condiviso la stessa cella in carcere mentre venivano interrogati». Da ultimo, la difesa di Cozzolino mette sul banco degli imputati anche la presenza degli 007 fin dall’inizio di questa oscura vicenda europea: «Uno scenario sempre più opaco, dietro il quale si sta giocando una partita di politica estera sul ruolo delle istituzioni europee parallela e sotterranea, e sul cui sfondo continua ad aleggiare l’azione dei servizi segreti, che ci fa fondatamente dubitare che il sistema giudiziario belga possa garantire a Cozzolino un giusto processo», concludono gli avvocati Federico Conte e Dezio Ferraro.

Secondo altre fonti di inchiesta sul Qatargate giunte a “Politico” nelle scorse settimane, al centro dell’indagine sulle presunte tangenti di Qatar e Marocco ai membri del Parlamento europeo per influenzare i processi decisionali, vi sarebbe un’ulteriore accusa ai danni della ex vicepresidente Eva Kaili: Panzeri e Francesco Giorgi – compagno di Kaili – stanno parlando, in una intercettazione inserita nel mandato di arresto della europarlamentare greca, di una donna olandese approcciata per influenzare il suo voto. Secondo il quotidiano NOS la donna sarebbe l’eurodeputata di PvdA Lara Wolters, nello stesso gruppo dei Socialisti e Democratici. Wolters a a NOS sostiene di avere avuto in effetti una conversazione in passato con Eva Kaili e che questa abbia cercato diverse volte di influenzare il suo voto e la sua posizione sul Qatar; non le avrebbe offerto denaro «ma avrebbe tentato comunque di ottenere un suo sostegno». Da ultimo, dopo la decisione giovedì scorso della Camera di consiglio del tribunale di Bruxelles, Francesco Giorgi è stato scarcerato e condotto ai domiciliari nella sua residenza in Italia con tanto di braccialetto elettronico.