Il Qatargate passa alla seconda fase. Dopo aver individuato i cosiddetti Stati corruttori, i magistrati hanno scoperto i loro tramite per “alterare la democrazia europea“, ma ora gli investigatori belgi stanno cercando le prove sui corrotti, su chi tra parlamentari e funzionari di Bruxelles ha ricevuto soldi o regali per avvantaggiare Qatar e Marocco. La polizia belga ha bisogno, però, di accedere agli atti. Per questo si sta valutando la richiesta alla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola di procedere nei confronti di Andrea Cozzolino, deputato italiano del Pd per il quale Francesco Giorgi lavorava, indicato nelle informative come uno dei cardini del gruppo, ma anche di Marc Tabarella e Maria Arena, i due parlamentari belgi vicini ad Antonio Panzeri. Serve la revoca dell’immunità.



Anche se Andrea Cozzolino non è indagato, di lui hanno parlato Giorgi, Panzeri e l’ormai ex vicepresidente dell’Europarlamento Eva Kaili. Il primo, come riportato da Repubblica, ha spiegato di ritenere che Antonio Panzeri possa aver dato dei soldi a Cozzolino. Kaili sospetta che il compagno Francesco Giorgi custodisse qualcosa per Cozzolino a casa loro. Pure Panzeri ha provato a scaricare su Cozzolino, che dal canto suo si è sempre detto estraneo a tutto e ha annunciato querele, oltre ad aver dato la disponibilità ad essere ascoltato. Ma per i magistrati è importante fare approfondimenti sul suo ruolo, per questo intendono chiedere l’autorizzazione al Parlamento Ue.



L’INTRECCIO TRA IL QATARGATE E IL TROJAN PEGASUS

Il Qatargate sta, dunque, prendendo la forma di una spy story, non solo perché tutto è partito da una segnalazione dei servizi segreti. La procura belga ipotizza, infatti, che il Marocco abbia deciso di investire sull’ex eurodeputato Antonio Panzeri e sulla sua rete per controllare il dossier Pegasus, inchiesta del Parlamento europeo sul software spia israeliano che sarebbe stato usato anche nella Commissione Ue, come certificato a luglio dal commissario per la giustizia Didier Reynders. Lo stesso programma usato per spiare il telefono del presidente francese Emmanuel Macron e di Romano Prodi ai tempi della sua presidenza della Commissione Ue, in quanto inviato speciale delle Nazioni Unite nel Sahel per il rilascio del Sahara occidentale. L’apertura del dossier europeo avrebbe preoccupato il Marocco, che si è mosso anche con manovre di disinformazione, ma poi avrebbe messo in campo contromisure. Dunque, per la procura belga, il Marocco avrebbe deciso di spingere Andrea Cozzolino nella Commissione parlamentare e di altri due parlamentari dei socialdemocratici, Eva Kaili e Marie Arena.

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