Ai lettori sono note le recenti vicende riguardanti il rapporto tra la corruzione di alcuni parlamentari europei e il Qatar.
Indipendentemente dagli accertamenti giudiziari e dalle eventuali condanne, tutto ciò, sotto il profilo squisitamente storico, non deve destare alcuna sorpresa poiché le istituzioni statali hanno sempre cercato di salvaguardare la propria immagine sia che all’interno che all’esterno. A tale proposito il lettore ci consenta di citare due esempi molto lontani nel tempo.
Il primo è quello greco. Quando nel 1969 si verificò in Grecia il golpe che portò al potere i colonnelli, il Consiglio d’Europa aveva posto in essere un’indagine sulla legittimità del colpo di stato militare e soprattutto sull’uso sistematico della tortura. Il regime greco decise allora di investire ingenti somme di denaro per pianificare una campagna di stampa volta a respingere le accuse di tortura. In Italia questa propaganda fu attuata prevalentemente da quotidiani quali Il tempo, ed in particolare da parte di Pino Rauti che allora lavorava come redattore, dal Giornale d’Italia e da Il secolo d’Italia.
Tuttavia allo scopo di rendere più efficace la propaganda a favore del regime, i colonnelli greci stipularono due contratti: uno a New York con la società di pubbliche relazioni Thomas J.Deegan Co. e una altro in Gran Bretagna con la Maurice Fraser & Associates. Il fatto che la presenza dei dissidenti greci a Londra sia stata in grado di rivelare alla stampa britannica la corrispondenza tra Atene e la società londinese – in particolare le tangenti che riceveva regolarmente il deputato conservatore Gordon Bagier che aveva espresso dichiarazioni a favore del regime dei colonnelli – non toglie il fatto che furono date bustarelle a politici stranieri compiacenti e furono fatte campagne propagandistiche, oltre all’uso dello spionaggio degli oppositori; tutte iniziative che portarono ad aumentare in modo enorme le spese degli uffici governativi greci.
Passiamo al secondo esempio, molto più lontano nel tempo, e cioè relativo alla Repubblica di Venezia. A partire dal 1516 il Consiglio dei dieci – organismo supremo che sovrintendeva all’intelligence veneziana – decise di commissionare attraverso saggi storici una difesa della città allo scopo di ripristinare l’immagine della Repubblica veneziana soprattutto all’estero. Proprio per questa ragione si misero al servizio del Consiglio dei dieci diversi storici patrizi che ottennero l’accesso a libri, fascicoli e lettere considerati fino a quel momento segreti, con lo scopo di redigere resoconti storici della Repubblica veneziana. Di conseguenza l’accesso all’archivio segreto di Venezia servì sostanzialmente a dare una rappresentazione storica della Repubblica veneziana sotto forma di memoria collettiva. La storiografia veniva quindi concepita per servire allo scopo di promuovere l’immagine storica e l’identità civica della Repubblica. In definitiva gli storici ufficiali della Repubblica veneziana divennero veri e propri impiegati pubblici stipendiati.
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