MEDIA BELGI SUL QATARGATE: “KAILI CONFESSA, PANZERI ACCUSA TARABELLA”

Novità importanti arrivano dalle carte pubblicate oggi dai media del Belgio dopo i primi interrogatori ai 4 arrestati per l’inchiesta Qatargate: dopo le prime ammissioni fatte subito da Francesco Giorgi la scorsa settimana, ora vi sarebbero anche le confessioni sia di Eva Kaili che, parzialmente, di Antonio Panzeri. In attesa di capire la versione ufficiale che emergerà dai giudici, quanto rivelato oggi dalla stampa belga smuove e non poco la vicenda della presunta corruzione da Qatar e Marocco verso alcuni funzionari del Parlamento Europeo. Secondo il quotidiano “Le Soir” – che ha visionato le carte degli interrogatori – la ex vicepresidente dell’Europarlamento Eva Kaili ha ammesso di di aver chiesto al padre di «nascondere una gran parte del denaro che si trovava a casa sua e che è stato sequestrato nei giorni scorsi nell’ambito dell’inchiesta sul Qatargate».



Detenuta da 12 giorni nel carcere belga di Haren, giovedì 22 dicembre si terrà l’Udienza della Camera di consiglio per decidere dell’eventuale rilascio della politica greca: dopo le confessioni del compagno Francesco Giorgi, ora anche Kaili starebbe rivelando alcune irregolarità compiute sul fronte Qatar. «L’imputata ha ammesso di aver incaricato il padre di nascondere il denaro. E dichiara di essere stata a conoscenza in passato dell’attività del marito (Francesco Giorgi, ndr) con il signor Panzeri e che valigie di denaro contante sono passate per il suo appartamento»: lo scrive il giudice Michel Claise nel mandato di arresto. Nel documento visionato da “Le Soir” e da “La Repubblica”, Kaili avrebbe anche cercato di avvertire l’onorevole Panzeri e due eurodeputati citati nell’inchiesta. Le anticipazioni giunte alla stampa sul Qatargate indignano il legale difensivo di Eva Kaili che infatti attacca: «Sono l’unico che rispetta le regole? Parlare di confessioni parziali della mia cliente è una interpretazione di parte». Secondo la ricostruzione del giorno del blitz con i primi arresti sul Qatargate, Kaili sarebbe entrata nel panico quando la polizia ha fermato il compagno Francesco Giorgi, che aveva appena lasciato il loro appartamento in rue Wiertz, vicinissimo al Parlamento europeo: lì avrebbe avvertito il padre che è stato infatti beccato in fuga con una valigia piena di contanti, così come avrebbe cercato di contattare Panzeri. Sarebbe stata la flagranza di reato e il tentativo di inquinare le prove da parte di Kaili che avrebbero convinto la procura belga all’arresto.



QATARGATE, NELLE INDAGINI SPUNTA ANCHE LA COMMISSIONE EUROPEA

Non è però l’unica anticipazione emersa quella sulle presunte confessioni di Eva Kaili per il Qatargate: sempre secondo il quotidiano “Le Soir”, l’ex europarlamentare Antonio Panzeri avrebbe ammesso un parziale coinvolgimento nello scandalo che coinvolge oltre a Doha anche il Marocco. Citando il mandato del giudice belga, Panzeri avrebbe accusato anche l’eurodeputato socialista Marc Tarabella di essere «destinatario di regali provenienti dal Qatar», ergo starebbe «confessando parzialmente i fatti», scrive il giornale belga. Anche qui la difesa si indigna per quanto emerso sulla stampa: «L’onorevole Tarabella non ha ricevuto regali da nessuno. E non è stato influenzato nel prendere le sue decisioni e adottare le sue posizioni», replica il legale dell’europarlamentare belga, Maxim Töller. Dopo il via libera della Procura di Brescia per l’estradizione della moglie di Antonio Panzeri (Maria Dolores Colleoni) giunto ieri, stamane è la volta di Silvia Panzeri, la figlia dell’ex europarlamentare accusata di essere a conoscenza del presunto giro di tangenti che coinvolgeva il padre.



Dal gas al complesso giro di intrecci tra calcio, Francia e Qatar, l’inchiesta Qatargate vede emergere dalle carte anche la Commissione Europea e pure l’Alto Rappresentante per la Politica Estera Ue, Josep Borrell. Lo rivela “La Repubblica” stamane citando alcune carte dell’inchiesta del Belgio: «La cricca, oltre ad una azione di lobby legittima, agiva anche con la cooptazione di europarlamentari, assistenti parlamentari, funzionari del Seae e dei vertici sindacali». Il Seae è servizio europeo per l’azione esterna, a capo di Borrell: ebbene, in un allegato agli atti – scrive “Rep” – «spunta una relazione dei servizi segreti del Belgio, il Vsse. E il riferimento agli uffici della Commissione sono espliciti. Il faro della magistratura dunque illumina anche Palazzo Berlaymont, o più precisamente gli uffici che si trovano a Place Schuman». Il Marocco avrebbe tentato di influenzare l’Ue in merito all’accordo sul libero scambio sulla pesca e l’agricoltura, ma anche sulla questione migranti e sulla linea di Bruxelles per il destino del Sahara Occidentale (occupato dal Marocco negli scorsi anni, ndr). Il Qatar invece intendeva pagare per ottenere migliore l’immagine in relazione ai diritti dei lavoratori in vista dei Mondiali: secondo la Procura belga, il sistema di corruzione del Qatargate avrebbe ottenuto «diverse risoluzioni parlamentari per frastagliare il fronte dei contrari ai due Paesi», ma anche «ottenere diverse dichiarazioni pubbliche per impedire che il giudizio fosse unitario». Non solo, come riporta ancora il quotidiano italiano assieme a “Le Soir”, obiettivo era anche «Tentare di collocare alla presidenza o alla vicepresidenza delle commissioni parlamentari, come la Darp (Delegazione per i rapporti con la penisola arabica), la Afet (Affari esteri) e la Droi (diritti) persone gradite». Kaili, Cozzolino e Panzeri rientrano in questa potenziale lista, tanto che addirittura gli inquirenti spiegano «Panzeri e Cozzolino segretamente interferivano con il lavoro del Parlamento al fine di influenzare le scelte. Anche per la Delegazione sul Maghreb».