KAILI INDAGATA ANCHE IN GRECIA: IL QATARGATE SI INGROSSA
Non solo in Belgio ora anche in Grecia risulta ufficialmente indagata l’ex vicepresidente del Parlamento Ue Eva Kaili: la Procura di Atene ha fatto sapere che per le ombre dell’inchiesta Qatargate, la compagna del “pentito” Francesco Giorgi è indagata per corruzione e riciclaggio di denaro in relazione a fatti diversi da quelli su cui sta lavorando la magistratura belga. Secondo la Presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola, tornata ancora oggi prima del Consiglio Europeo a trattare l’argomento cardine del Qatargate, «non ci potranno essere impunità, il PE non è in vendita».
La leader europea ha spiegato di essere stata invitata dal Qatar per questi Mondiali ma di aver rifiutato, «Perché ho delle preoccupazioni su quel Paese. Ho avuto due incontri con i rappresentanti del governo del Qatar a Bruxelles dove ho ricevuto gli inviti che ho rifiutato». Stamane il Parlamento Europeo ha dato via libera al testo che chiede la sospensione immediata di tutti i lavori legislativi relativi al Qatar: 541 voti a favore, 2 contrari, 3 astenuti. «Sono sconvolto, sconcertato e arrabbiato. Panzeri non era un passante. Ci sentiamo parte lesa. È un’offesa nei confronti di migliaia di militanti. I più danneggiati siamo noi e vogliamo si vada fino in fondo»: lo ha detto Arturo Scotto, coordinatore di Articolo1.
LA CONFESSIONE DI GIORGI SUL QATARGATE: “ORGANIZZAZIONE PER CONDIZIONARE UE, IO GESTIVO I CONTANTI”
L’affaire Qatargate si ingrossa
e non di poco: se finora i contorni dei presunti reati ancora non erano del tutto chiari, ora vi è una prima confessione fornita da Francesco Giorgi – uno dei primi 4 arrestati, compagno della vicepresidente Parlamento Ue destituita Eva Kaili e assistente dell’europarlamentare Pd Andrea Cozzolino – che inquadra meglio l’origine di questa presunta organizzazione illegale atta a corruzione sull’asse lobby Ue, ong, Europarlamento e gli Stati di Qatar e Marocco. Dopo ore di interrogatori in cui Giorgi si è subito dimostrato disponibile a raccontare, dal quotidiano belga “Le Soir” e da “La Repubblica” emergono i primi dettagli del Qatargate raccontati da Giorgi, il quale si sarebbe subito costituito come “pentito”.
«Faccio parte di un’organizzazione utilizzata da Marocco e Qatar allo scopo di interferire e condizionare negli affari europei»: questo avrebbe detto il compagno di Eva Kaili, anche lui arrestato sabato scorso. Il suo ruolo era quello di gestire i contanti di questa maxi organizzazione “segreta”: accusato come Antonio Panzeri, Eva Kaili e Niccolò Figà-Talamanca di “corruzione, riciclaggio di denaro e partecipazione a un’organizzazione criminale”, Francesco Giorgi avrebbe rivelato numerosi dettagli e iniziato a fare anche i primi nomi. Sempre secondo i media belgi, il compagno della ex vicepresidente del Parlamento Europeo sospetta che Andrea Cozzolino e Marc Tarabella, entrambi europarlamentari del gruppo S&D (Socialisti e Democratici, di cui fanno parte Pd e Art.1), avrebbero preso soldi tramite Antonio Panzeri. Secondo “Le Soir”, in particolare Panzeri, Cozzolino e Giorgi sarebbero stati in contatto con la Dged (servizio di informazione esterna del Marocco) e con Abderrahim Atmoun, l’ambasciatore del Marocco in Polonia.
QATARGATE SI ALLARGA? LE ULTIME NOTIZIE: “FORSE 60 EURODEPUTATI COINVOLTI, NON SOLO ITALIANI E GRECI”
Proprio secondo la tv polacca di Stato, sull’affaire Qatargate non vi sarebbero coinvolti solo europarlamentari italiani e greci: «Coinvolto un gruppo molto ampio di deputati, non solo greci e italiani, almeno 60 in tutto l’Europarlamento». Grazie alle prime confessioni di Giorgi – che ovviamente devono ancora essere sottoscritte dalla Procura belga che intanto ieri ha deciso di lasciare in carcere almeno per un mese Antonio Panzeri, Eva Kaili e Francesco Giorgi, mentre Niccolò Figà Talamanca potrà uscire sotto regime di sorveglianza elettronica – si inizia a capire il motivo della presunta corruzione di Qatar e Marocco verso i funzionari europei: i Paesi esteri cercavano di allontanare, o almeno ridimensionare, le accuse sui diritti civili e umani, sullo sfruttamento di lavoratori e manodopera straniera in relazioni ai Mondiali tenuti nel Paese del Golfo. Non è invece ancora chiaro su quali elementi il Marocco avrebbe cercato di corrompere europarlamentari e funzionari Ue.
«Lo scenario del cosiddetto ‘Qatargate’ è oggettivamente preoccupante, le notizie che escono raccontano qualcosa che non avremmo mai immaginato. Credo che di fronte a vicende di questo tipo conti molto la reazione, che deve essere ferma e decisa»: lo ha detto la Premier Giorgia Meloni arrivando a Bruxelles per l’importante Consiglio Ue di oggi e domani sul tema energia, migranti, guerra in Ucraina e inevitabilmente anche sullo scandalo di corruzione che sta travolgendo l’Europa. «Probabilmente se ne parlerà anche oggi. Noi chiederemo che sia fatta piena luce su quello che sta accadendo, perché i contorni sono abbastanza devastanti», ribadisce Meloni sulla scia di quanto spiegato poco dopo dal Presidente francese Emmanuel Macron, «Dobbiamo conoscere i fatti, chi è implicato e prendere le misure adeguate». Politici socialisti, del PPE e liberali potrebbero presto emergere nell’inchiesta – fanno sapere i media dal Belgio e dalla Polonia – ma nell’attesa è la Presidente del Parlamento Ue a farsi sentire con nettezza: per Roberta Metsola, «Le accuse che coinvolgono il Parlamento europeo sono un colpo alla democrazia e a tutto ciò su cui abbiamo lavorato per molti anni. Ci vogliono anni per costruire la fiducia, ma solo un momento per abbatterla. Darò il messaggio che non ci sarà impunità, non ci sarà da nascondere sotto il tappeto, non ci sarà da fare come al solito. Farò tutto il possibile per ripristinare la posizione di Casa della democrazia, di legislatore, di istituzione che prende decisioni, pulita, e trasparente e che non è in vendita a attori stranieri». Dalle carte del Qatargate in mano a “Le Soir”, i servizi segreti belgi pare indagassero già dal 2021 ma la vera svolta è arrivata a luglio di quest’anno dove sono entrati di nascosto a casa di Panzeri, trovando 700mila euro in contanti. Dopo tale scoperta l’indagine è stata desecretata e gli atti passati alla Procura.