INCHIESTA QATARGATE SI ALLARGA A PANAMA: I NUOVI SOSPETTI SU EVA KAILI

L’inchiesta Qatargate si allarga e iniziano ad intravedersi trame e soprattutto somme di denaro che possono far intuire perché l’intero board Ue teme e non poco gli effetti delle indagini nate in Belgio: come anticipato nei giorni scorsi, il Qatargate si “allarga” e vede entrare anche lo Stato di Panama nelle carte dei giudici. È di ieri la notizia della richiesta della Procura di Atene allo Stato panamense di specifiche informazioni sul conto intestato all’ex vice presidente del Parlamento Europeo, Eva Kaili, e ai suoi genitori (depositato presso la locale Bladex Bank). Fino ad ora gli unici soldi di presunte tangenti in arrivo da Qatar e Marocco erano i 750mila euro trovati in casa della politica ellenica e del compagno Francesco Giorgi, e gli altri blocchi di denaro trovati invece in casa di Antonio Panzeri (bottino totale di 1,5 milione di euro). Quanto però emerge da Panama inizia a dare contorni ben più ampli alla vicenda Qatargate.



Secondo l’autorità anti-riciclaggio ellenica, potrebbero esserci ben 20 milioni di euro di provenienza Qatar “nascosti” sul conto di Eva Kaili e famiglia: se questo fosse appurato, si aprirebbe a questo punto un nuovo filone dell’inchiesta con elementi ancora tutti da scoprire. La richiesta avanzata da Atene è in attesa di una risposta ufficiale di Panama: «Calunnie» le definisce il difensore di Eva Kaili intervenuto ieri sera a commento della richiesta della Grecia sui conti Kaili a Panama. La richiesta in realtà è giunta lo scorso 29 dicembre, quando al giudice Michael Claise è giunta notizia che nella banca Bladex di Panama sarebbero confluiti 20 milioni di euro su due conti intestati ad Eva Kaili, mentre sui conti del padre Alexandros e della madre Maria Ignatiadou sarebbero arrivati altri 4 milioni ciascuno. L’esistenza dei conti però era stata smentita già lo scorso 21 dicembre dalla Bladex – riporta il “Corriere della Sera” – che aveva definito «false le informazioni» in quanto tale banca fornisce servizi solo ad altre banche o a imprese importanti. Non risultano «fondi» riferibili in modo «diretto o indiretto» a persone coinvolte nell’inchiesta Qatargate.



QATARGATE, CAOS PD SU COZZOLINO: “ASPETTIAMO PROVE CERTE”

In attesa di capire quali nuovi dettagli potrebbero emergere nelle prossime udienze ai 4 arrestati sul caso Qatargate – Eva Kaili, Antonio Panzeri, Francesco Giorgi e Niccolò Figà-Talamanca (tutti in attesa tra il 17 e il 27 gennaio prossim) – è stata rinviata al 16 gennaio dalla Corte d’appello di Brescia l’udienza per decidere la consegna o meno al Belgio di Silvia Panzeri. Ancora manca la documentazione da Bruxelles per capire la reale motivazione circa il detenere in arresto domiciliare la figlia dell’ex Pd Antonio Panzeri: come spiega l’ANSA, gli avvocati Angelo De Riso e Nicola Colli hanno nel frattempo chiesto che la figlia di Antonio Panzeri, attualmente agli arresti domiciliari, torni libera o, in subordine, che vi sia per lei solo l’obbligo di firma. La decisione dei giudici è attesa entro i prossimi 5 giorni.



Ma a metà gennaio sarà decisivo anche capire quali siano i reali, presunti, coinvolgimento di Andrea Cozzolino e Marc Tarabella circa le presunte tangenti in arrivo da Qatar, Marocco e Mauritania: la presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola comunicherà la procedura all’inizio della Plenaria di Strasburgo, il 16 gennaio, per valutare la revoca dell’immunità parlamentare per i due eurodeputati S&D. «Il Pd voterà a favore della revoca dell’immunità», ha fatto sapere ieri il capodelegazione Pd al Pe, Brando Benifei. Ma le tensioni restano all’interno dei Dem sul presunto coinvolgimento nel giro di affari tra Giorgi, Panzeri e Cozzolino: «Cozzolino? Aspettiamo prove certe a carico», spiega il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi commentando l’inchiesta Qatargate e il coinvolgimento (da non indagato per il momento) dell’europarlamentare Cozzolino, cui il Comune pensava di affidare un ruolo di coordinamento nella gestione dei fondi del Pnrr. «Fa parte di un gruppo di lavoro, ma Andrea Cozzolino non è in una commissione Pnrr, è in un gruppo di lavoro dell’area metropolitana che non si è ancora insediato. Aspettiamo che si completi questa fase per capire la posizione di Cozzolino, fino ad allora il gruppo non si insedia», rileva Manfredi. Il Pd lo ha sospeso dal partito all’emergere delle prime voci sul Qatargate ma il sindaco di Napoli, conclude, «io parto dal presupposto che aspettiamo che ci siano prove certe del suo coinvolgimento, vediamo». Nel frattempo, secondo quanto fatto sapere dallo stesso europarlamentare Cozzolino, non è sua intenzione richiedere l’immunità parlamentare: non solo, il sospeso dal Pd ribadisce di voler essere sentito dai giudici sul Qatargate per rispondere a tutte le domande e offrire tutte le informazioni e i chiarimenti utili all’accertamento dei fatti.