Il più grande scandalo di frode dell’Unione europea si è impantanato un anno dopo. Dopo arresti di alto profilo, rivelazioni e il sequestro di 1,5 milioni di euro in contanti, il Qatargate del Parlamento europeo è ora in discussione per la gestione da parte delle autorità belghe e il ritardo di un eventuale processo. Antonio Panzeri ha ammesso di aver ricevuto almeno 2 milioni di euro di tangenti da Qatar e Marocco in cambio di favori politici e risoluzioni amichevoli dell’Ue verso i due Paesi. La sua confessione ha portato ad altri arresti, ma non c’è una data per il processo, i sospettati sono stati rilasciati e ora i legali stanno sfidando i procuratori belgi e i loro metodi investigativi. Infatti, Eva Kaili conferma al Financial Times che il suo team legale ha avviato una revisione giudiziaria sulla legittimità del suo arresto, sostenendo che la sua immunità è stata revocata illegalmente. Alla causa da lei intentata contro le autorità belghe si sono uniti anche diversi altri sospettati, ritardando di fatto un potenziale processo.
L’ex vicepresidente del Parlamento Ue accusa il sistema giudiziario belga di affidarsi a “confessioni estorte dove i fatti non contano“. Più che un Qatargate, aggiunge, “questo è un Belgiangate, i metodi sono davvero scioccanti. Penso che sia giunto il momento di reagire“. Kaili, che si è sempre proclamata innocente, sostiene che il denaro che stava trasportando suo padre apparteneva a Panzeri e che il genitore si era offerto di consegnarlo ad un contatto di Panzeri, in un hotel. Invece, i 150mila euro trovati nel suo appartamento sarebbero soldi che Panzeri doveva a Francesco Giorgi, assistente dell’europarlamentare e compagno di Kaili, e che gli stava restituendo gradualmente. “Non ho mai avuto alcun rapporto con questo denaro“, sostiene la donna.
QATARGATE, IL “RUOLO IMPORTANTE” DI MARIA ARENA
Nello scandalo Qatargate si intreccia la figura di Maria Arena, europarlamentare di nazionalità belga che era finita nel mirino dei servizi di sicurezza belgi da diversi mesi prima degli arresti, visti i suoi stretti legami con Antonio Panzeri, secondo le intercettazioni e i rapporti dei servizi segreti che hanno dato il via alle indagini e che sono stati visionati dal Financial Times. Un rapporto redatto dalla polizia federale belga sulla base delle informazioni raccolte dai servizi segreti descrive l’europarlamentare con “un ruolo particolarmente importante” nel giro di corruzione in cui avrebbe lavorato “a stretto contatto con Panzeri per conto del Qatar“. Tale documento riporta che “Arena beneficia dei consigli e dell’influenza di Panzeri e utilizza la posizione di Arena come presidente della sottocommissione per i diritti umani del Parlamento europeo per esercitare la sua influenza“.
Dopo lo scoppio dello scandalo Qatargate, Arena si è dimessa da presidente della sottocommissione per i diritti umani a gennaio e la polizia ha perquisito gli appartamenti vicini appartenenti a lei e a suo figlio a luglio. Secondo persone vicine alle indagini, che hanno parlato a condizione di anonimato, durante i blitz sono stati sequestrati circa 280mila euro in contanti nell’appartamento del figlio, Ugo Lemaire. “Arena non è in alcun modo collegata alla somma di denaro“, dichiarano i suoi avvocati, Michèle Hirsch e Morgan Bonneure, precisando che il fatto che le autorità non vogliano chiedere la revoca della sua immunità vuol dire che “non stanno considerando, a più di un anno dall’inizio dell’indagine, di perseguire Arena davanti a un tribunale“.
QATARGATE, GLI INTRECCI CON I FIGLI DI MARIA ARENA
Il giudice istruttore che guidava l’indagine all’epoca degli arresti, Michel Claise, è stato costretto dimettersi quest’estate a causa di potenziali conflitti di interesse dopo che è emerso che suo figlio era in affari con Lemaire. Anche il procuratore federale incaricato del caso, Raphael Malagnini, si è dimesso in ottobre da tale incarico. Comunque, i figli di Maria Arena, Ugo e Luca Lemaire, sono stati messi sotto sorveglianza e sono stati esaminati i loro viaggi internazionali a partire dal 2019, secondo un rapporto di polizia inviato al giudice Claise il 26 aprile 2023 e visionato dal Financial Times.
Questo documento mostra che Ugo Lemaire si è recato in Marocco alla fine del 2022, dopo l’esplosione dello scandalo Qatargate, e Arena ha contattato Abderrahim Atmoun, il diplomatico marocchino che avrebbe corrotto Antonio Panzeri, secondo i rapporti dei servizi di sicurezza che hanno dato il via all’indagine. “Atmoun ha proposto ad Arena di aiutare Lemaire specificando che ‘zio Atmoun’ sarebbe stato presente“, ha scritto la polizia nel rapporto. Ma il legale di Arena afferma che si tratta di “stralci parziali di conversazioni avvenute, ma che non hanno nulla a che fare con alcun illecito” e ha messo in guardia da “interpretazioni errate“. Invece, l’avvocato di Lemaire ha rifiutato di commentare, così come quello di Panzeri e il portavoce del ministero degli Esteri marocchino. Ma anche la polizia federale belga e l’ufficio del procuratore federale non hanno fornito commenti.
QATARGATE, EVA KAILI “NON C’È NULLA SU DI ME”
Invece, Eva Kaili accusa le autorità belghe di usare due pesi e due misure. “C’è stata una presunzione di innocenza per una persona, nonostante tutte le prove nel fascicolo del caso che sono sotto gli occhi di tutti, e una presunzione di colpevolezza per il resto di noi“, le parole riportate dal Financial Times. Stando ad un rapporto dei servizi segreti del 2022, il ruolo di Kaili nella rete di Panzeri appare poco chiaro, oltre a quello di partner di Francesco Giorgi, infatti affermavano di non essere in grado di provare il suo coinvolgimento diretto nell’organizzazione criminale. Ma a luglio le autorità belghe, parlando a condizione di anonimato, hanno rivelato che erano state raccolte ulteriori prove contro di lei dopo i rapporti del 2022. Invece, Kaili sostiene di aver avuto accesso al fascicolo completo a settembre, riscontrando che “non c’è assolutamente nulla su di me“. Infine, respinge anche le accuse, riportate di recente dai media, di aver condotto una campagna di influenza per conto del Qatar per eliminare i requisiti dei visti dell’UE per lo Stato del Golfo. “Ho agito in linea con il gabinetto di Roberta Metsola (presidente del Parlamento europeo, ndr) e di Borrell (capo della politica estera dell’UE, ndr)… è un’attività parlamentare“, afferma.