L’ombra degli Emirati Arabi sul Qatargate
Una recente soffiata citata, inizialmente, dai giornali belgi Le Soir e Knack, ma citata anche da diversi quotidiani italiani, dietro al Qatargate ci sarebbe una soffiata fatta dagli Emirati Arabi Uniti. Tutto è partito quando i servizi segreti del Belgio, proprio su indicazione degli Emirati secondo la ricostruzione dei giornali, in collaborazione con altre 5 agenzie di servizi segreti, hanno perquisito l’abitazione di Antonio Panzeri, attorno al quale ruota tutta la questione.
Tuttavia, il Qatargate è sembrato quasi una scoperta casuale, ma era parte di un’indagine che andava avanti almeno dal 2021, e che aveva già portato la Sureté de l’Etat (il nome dei servizi segreti del Belgio) a visitare la casa di Panzeri, rivenendo le enormi quantità di contanti nascoste. A quel punto il Belgio avrebbe trasmesso il dossier all’Ocrc, l’Office Centrale pour la Repression de la Corruption, che avrebbe a sua volta, dal luglio 2022, iniziato ad indagare, arrivando (per ora) all’arresto di Panzeri, dell’assistente Francesco Giorgi, della ex vice del Parlamento Europeo Eva Kaili e di Nicolò Figà Talamanca. Tutto lo scandalo Qatargate, però, sarebbe partito da una soffiata degli Emirati Arabi Uniti, storicamente avversi al Qatar.
Cosa c’entrano gli Emirati Arabi con il Qatargate
In Italia il primo giornale a parlare dell’implicazione degli Emirati Arabi Uniti nella questione Qatargate sarebbe stato, a quanto riportano altri giornali, il Corriere della Sera. Su Ansa si legge che gli Emirati avrebbero dato indicazione sulla mazzette agli 007 del Belgio, che a loro volta avrebbero avviato quello che ha tutte le fattezze di essere uno degli scandali più rilevanti dell’intero Parlamento europeo. Tra i servizi inclusi nell’inchiesta, però, non sarebbero stati inclusi quelli italiani, “nonostante tutto sembri ruotare attorno a figure di nazionalità italiana”.
La segnalazione fatta dagli Emirati Arabi Uniti in merito al Qatargate ha portato la Sureté in “un centro di studi del Marocco a Bruxelles dietro il quale si nascondeva una centrale di spionaggio” appurando un collegamento tra il centro e “l’ambasciatore marocchino in Polonia Abderrahim Atmoun che nelle carte dell’inchiesta è citato come colui al quale Panzeri doveva affidare dei regali da lui ricevuti affinché fossero trasferiti in Marocco”. Contestualmente, in seguito a queste accuse, Ebtesam Al-Ketbi, presidente e fondatrice dell’Emirates Policy Center di Abu Dhabi ha dichiarato ad Adnkronos che “gli Emirati Arabi Uniti sono assolutamente estranei a questa indagine“, sostenendo che il Paese “non trae alcun vantaggio da questa vicenda”.