NUOVO PACCHETTO REGOLE UE SUL QATARGATE: LA “STRETTA” DOPO GLI SCANDALI

«Applicare le regole, poi renderle più severe»: l’aveva tracciato così il percorso sullo scandalo Qatargate la Presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, ormai lo scorso gennaio. Il piano lanciato dalle istituzioni europee in risposta alla maxi inchiesta su tangenti e corruzione da Qatar-Marocco – che vede coinvolti molti volti del Partito Socialista Ue tra cui Eva Kaili, Antonio Panzeri, Marc Tarabella, Andrea Cozzolino – sarà approvato nella giornata di oggi dalla Commissione Ue.



Si tratta di una prima vera risposta normativa allo scandalo-inchiesta Qatargate e prevede, come informa “La Repubblica”, tre documenti preparati: una Comunicazione, un regolamento e una direttiva, tutti con l’obiettivo di uniformare le legislazioni nazionali per una «cultura dell’integrità» in contrasto alla «corruzione a livello globale», si legge nei documenti diffusi dalla stampa belga e da “Rep”. Nella Comunicazione in particolare l’Ue prova a fare la voce grossa: «La credibilità dell’Unione europea risiede nell’efficacia e nella reputazione delle sue Istituzioni, dei suoi uffici e delle sue agenzie. Gli episodi più recenti ci hanno fatto ricordare che le Istituzioni europee non sono immuni dalla corruzione e il quadro normativo non solo deve essere applicato ma deve essere aggiornato». La direttiva parte invece da un punto d’origine netto: «La corruzione è uno strumento a disposizione delle interferenze straniere nel processo democratico».



ECCO LE MISURE UE CONTRO LA CORRUZIONE DOPO LO SCANDALO QATARGATE

Visti i coinvolgimenti nell’inchiesta Qatargate, per ora solo presunti dall’accusa, di alcune ong impegnate nei diritti umani (in particolare la “Fight Impunity” di Panzeri e la “No Peace Without Justice” di Figà-Talamanca) il pacchetto Ue anti-corruzione punta dritto il dito sul tema: «La promozione dei diritti umani e della democrazia non può essere separata dalla lotta alla corruzione». Le misure messe in campo dalla Commissione Europea sono diverse e puntano ad una generale “stretta” sul regolamento anti-corruzione: pena minima contro i corrotti che oscilli dai 4 ai 7 anni di detenzione, mentre la pena massima non potrà essere inferiore a 6 anni di carcere. Non solo, la Commissione prevede regole che rimuovano l’immunità e i privilegi per chi sottoposto a indagini su corruzione: sotto il concetto di “pubblico ufficiale” rientreranno dunque «nominati, eletti, impiegati sulla base di un contratto o che svolgano un ruolo amministrativo formale».



Come spiega “Repubblica” a fare scuola in questo senso è la legislazione italiana sul fronte corruzione: «molte di queste misure sono già previste nel nostro ordinamento – il traffico di influenza (la “prossimità con il potere”» sarà un elemento fondamentale), l’abuso d’ufficio, l’intralcio alla giustizia». Tra le pene possibili in casi di corruzione a vantaggio di un Paese terzo si scorgono forti multe, l’incandidabilità per i condannati, rimozione dai pubblici uffici, l’interdizione dalla possibilità di usufruire di fondi pubblici. Infine, viene introdotto il tetto minimo per imporre sanzioni penali: la corruzione dovrà essere superiore a 10mila euro. Ci sarà infine una tentata rete ampia di collaborazione nelle indagini tra Stati, Europol, Eurojust, Procura europea e Ufficio antifrode: il pacchetto verrà approvato oggi dalla Commissione ma dovrà poi passare al vaglio del Parlamento Ue e infine del Consiglio Europeo.

QATARGATE, QUINTO RINVIO PER L’ESTRADIZIONE DI COZZOLINO IN BELGIO

Sotto il profilo delle indagini Qatargate invece le principali novità arrivano sull’ennesimo rinvio dell’estradizione di Andrea Cozzolino, membro Pd ed europarlamentare accusato di corruzione e riciclaggio (con presunte tangenti dal Marocco) dalla Procura di Bruxelles: si tratta del quinto rinvio in quanto la Corte di Appello ha fatto slittare la decisione sull’eventuale estradizione a Bruxelles al prossimo 16 maggio.

Quella sarà la quinta udienza da quando sono stati disposti gli arresti domiciliari per Cozzolino, a seguito del mandato di arresto emesso dalla magistratura di Bruxelles: nuovi atti sono stati trasmessi dal Belgio (tra cui, informa la stampa belga, la relazione del procuratore Malagnini sulle condizioni delle carceri belghe) su richiesta degli avvocati della difesa, del sostituto pg e pure dalla Corte di Appello di Napoli. Serve ora il tempo per la traduzione dalla lingua francese di tutti i documenti giunti e per il 16 maggio prossimo dovrebbe arrivare la decisione definitiva della Corte partenopea.