Lo scandalo Qatargate è tutt’altro che chiuso. Sono trapelati centinaia di documenti che rivelano la portata della corruzione nell’Unione europea. Finora l’inchiesta ha portato all’arresto di quattro attuali ed ex eurodeputati con l’accusa preliminare di corruzione, riciclaggio di denaro e appartenenza a un’organizzazione criminale. Tra gli indagati figurano l’europarlamentare Antonio Panzeri, il suo assistente Francesco Giorgi ed Eva Kaili, compagna del secondo e vicepresidente del Parlamento quando è scoppiato lo scandalo. L’indagine sulle frodi al Parlamento europeo ha raccolto prove che forniscono un resoconto di oltre 300 presunti tentativi di manipolare la democrazia dell’Ue. Questa vasta mole di documenti è stata visionata da Politico, secondo questi file accendono i riflettori anche sulle mosse dei principali sospettati. I loro presunti finanziatori in Qatar, Marocco e Mauritania hanno speso circa 4 milioni di euro. Tra le azioni emerse dai documenti ve ne sono alcune che hanno un impatto significativo sul funzionamento dell’Ue, come il tentativo di far fallire 6 risoluzioni parlamentari che condannavano i diritti umani del Qatar e il lavoro per ottenere un accordo per l’esenzione dal visto tra Doha e l’Ue. Ma si parla anche della diligente distruzione di copie di libri poco lusinghieri sul Qatar che si potevano trovare all’interno del Parlamento europeo. Tra i file visionati da Politico c’è anche un foglio di calcolo a otto schede sul portatile di Giorgi, sequestrato nel suo appartamento a Bruxelles, che elenca centinaia di attività di influenza che la rete avrebbe svolto tra il 2018 e il 2022. Tale file registra più di 300 lavori per i quali hanno ricevuto compensi cospicui. Secondo i documenti, avrebbero raggiunto i loro scopi usando una rete di collaboratori che lavoravano all’interno del Parlamento e che chiamavano “soldati”.



Gli investigatori sospettavano che Antonio Panzeri e la sua rete manipolassero il Parlamento per conto del Qatar e di altri Stati, ma i documenti suggeriscono che cercassero anche di sfruttare la scarsa conoscenza dei funzionari stranieri della democrazia europea. Una persona che ha familiarità con la difesa legale di Francesco Giorgi, parlando a Politico a condizione di anonimato, ha dichiarato che non è “credibile” pensare al foglio elettronico come prova delle attività di influenza. Anzi, sarebbe stato stato progettato per “aumentare” la credibilità di Panzeri agli occhi dei suoi clienti. «Che si tratti di una registrazione dell’effettivo lavoro di influenza o solo di uno strumento per gonfiare il conto, le voci del foglio di calcolo offrono uno sguardo unico sul funzionamento della macchina dell’influenza costruita e gestita da Panzeri, Giorgi e dai loro presunti complici, fino a quando un’indagine della polizia nel dicembre 2022 ha messo bruscamente fine a tutto. I documenti sollevano anche domande su come tali operazioni di influenza abbiano potuto passare inosservate per così tanto tempo», scrive il giornale americano.



COSA HA SCOPERTO POLITICO: I DOCUMENTI SUL QATARGATE

Politico riporta un elenco delle presunte operazioni. Ad esempio, per conto del Qatar, Giorgi e Panzeri volevano assicurare che Doha raggiungesse un accordo per l’esenzione dal visto con l’Ue. L’accordo ha ricevuto l’indispensabile via libera dalla commissione parlamentare per le libertà civili nel dicembre 2022, pochi giorni prima che Giorgi e Panzeri venissero arrestati. Ma il voto finale sull’accordo è stato sospeso dallo scoppio dello scandalo. Il risultato è riportato sul foglio elettronico, mentre in altri documenti presenti nel computer portatile di Giorgi rivelano che egli intendeva suggerire ai qatarini due “piani d’azione” che descrivevano chi contattare e dove esercitare pressioni per ottenere l’accordo sui visti. Bisognava evitare i tentativi di alcuni eurodeputati di censurare il Qatar per il trattamento riservato ai lavoratori migranti e ai giornalisti. A tal proposito, nel suo foglio di calcolo, Giorgi si prende il merito di aver “neutralizzato” 6 risoluzioni parlamentari di condanna del Qatar tra il giugno 2021 e il novembre 2022. Ma il 24 novembre 2022 il Parlamento ha approvato una risoluzione che critica i diritti umani del Qatar. Ci sono documenti anche sulle manipolazione delle audizioni parlamentari. Infatti, Giorgi si è vantato di aver “cambiato la narrazione in parlamento” sulla questione, durante un’audizione in commissione nell’aprile 2021 con l’apparizione di un funzionario del Qatar.



Invece, nel febbraio 2020, gli indagati hanno preparato appunti dettagliati per un’apparizione del ministro degli Esteri del Qatar alla commissione affari esteri del Parlamento, assicurando la presenza di alcuni deputati “per domande mirate”. Tra le operazioni anche attacchi politici ai rivali del Qatar. Nel 2021, ad esempio, fu presa di mira la nomina di un alto funzionario di polizia degli Emirati Arabi Uniti, Naser Al-Raisi, a nuovo presidente dell’Interpol. Un’altra operazione ha preso di mira l’Arabia Saudita: Panzeri e Giorgi avrebbero fatturato al Qatar un pacchetto di azioni, tra cui una serie di tweet e proiezioni di film, relative all’omicidio dell’editorialista saudita Jamal Khashoggi, condannando fermamente la responsabilità di Riyadh nell’omicidio. Quando si è trattato di difendere il Marocco, Panzeri e Giorgi si sono vantati di aver approvato una risoluzione parlamentare contro l’Algeria, che secondo loro avrebbe favorito il Marocco. Si sono anche vantati di aver ottenuto un “testo più moderato” su una risoluzione che criticava il Marocco per la sua gestione della crisi migratoria nel 2021. Per quanto riguarda la Mauritania, dai documenti emerge che il gruppo avrebbe lavorato per cercare di impedire a un attivista anti-schiavitù, che si era fatto dei nemici nel governo mauritano, di vincere il prestigioso Premio Sakharov dell’Ue per i diritti umani.

“RISPOSTA DEL PARLAMENTO UE E’ STATA DEBOLE”

Le rivelazioni di Politico sul Qatargate sono destinate a riaccendere il dibattito non solo sullo scandalo, ma sugli “anticorpi” dell’Ue. Infatti, anche se il Parlamento europeo ha introdotto procedure più severe in risposta allo scandalo, molti a Bruxelles ritengono che le riforme siano state, nel migliore dei casi, poco incisive. «Questi documenti ci dimostrano che si è trattato di uno sforzo prolungato e pluriennale per influenzare in modo nefasto le procedure parlamentari. È successo per anni, con più persone, e non è stato scoperto. Quindi cos’altro c’è là fuori? La risposta del Parlamento è stata debole e scarna, e di certo non è all’altezza della gravità dello scandalo avvenuto lo scorso dicembre», il commento di Nick Aiossa, direttore ad interim di Transparency International UE. «Sembra che lo schema sia molto più grande di quello che avevamo appreso finora», ha aggiunto Daniel Freund, eurodeputato dei Verdi tedeschi. A Politico ha spiegato che il problema principale è che il Parlamento non ha condotto un’indagine interna sull’impatto delle presunte operazioni di influenza sulle sue attività e decisioni democratiche. «Ora è necessario un processo adeguato all’interno del Parlamento, per verificare se si tratta solo di stron*ate gonfiate da quei due… o se è vero? C’è stata influenza su qualcuna di queste procedure? Dobbiamo riconsiderare alcune decisioni?».

Un portavoce del Parlamento Ue ha fatto sapere a Politico che l’istituzione non può condurre un’indagine interna su potenziali attività criminali, «ma può cooperare pienamente e prontamente con le autorità competenti, e questo è ciò che abbiamo fatto». Il portavoce ha aggiunto che la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha «facilitato personalmente l’indagine» essendo «presente alle perquisizioni domiciliari di due eurodeputati belgi (nel dicembre 2022 e nel luglio 2023) come richiesto dalla Costituzione belga, cosa senza precedenti nella storia del Parlamento europeo». Dopo le prime accuse, Metsola ha presentato 14 misure per rafforzare i firewall del Parlamento e migliorare la trasparenza. Inoltre, il legislatore si è costituito parte civile nel processo belga per «individuare eventuali danni al bilancio del PE in una qualsiasi delle attività e recuperare il denaro». Il ministro degli Affari esteri del Marocco, che aveva negato il coinvolgimento del Paese nello scandalo, non ha risposto alle molteplici richieste di commento di Politico, mentre il Qatar ha respinto le accuse di aver interferito nella democrazia europea. La Mauritania non ha risposto a diverse domande inviate via e-mail sul suo presunto coinvolgimento nello schema. Kaili ha negato ogni illecito. «L’indagine dimostra che la signora Kaili non ha mai parlato a favore del Marocco o della Mauritania. Secondo i documenti dell’inchiesta, i servizi segreti belgi hanno sottolineato che non c’erano prove che la signora Kaili fosse coinvolta nella rete o che avesse ricevuto del denaro», ha dichiarato l’avvocato Michalis Dimitrakopoulos, legale di Kaili, al giornale. Gli avvocati di Panzeri (che ha ammesso la sua colpevolezza in un accordo di patteggiamento con le autorità) e Giorgi (che ha riconosciuto il suo coinvolgimento negli schemi) hanno rifiutato di commentare per questo articolo.