BENIFEI RISPONDE A PANZERI: “ACCUSE SU QATARGATE? LUI È UN CRIMINALE, MAI CONTATTI COL MAROCCO”

I nomi del Pd in Europa fatti da Antonio Panzeri con i giudici del Qatargate non ci stanno affatto e dopo le clamorose accuse lanciate dall’ex sindacalista arrestato lo scorso 9 dicembre e divenuto poi collaboratore (“pentito”) con Bruxelles, arrivano le forti repliche in seno al Partito Democratico. «Voti dalla comunità marocchina decisivi per farsi eleggere alle Europee e ricambiare poi con favori allo Stato del Marocco»: a questa ricostruzione fatta in sostanza da Panzeri nei colloqui con i giudici titolari dell’inchiesta Qatargate, replica oggi con una lunga intervista a “La Stampa” l’europarlamentare Dem Brando Benifei (citato da Panzeri assieme ad Andrea Cozzolino e Alessandra Moretti).



«Antonio Panzeri è un criminale reo confesso ed è stato lui stesso a spiegare ai magistrati che voleva creare una relazione, un link, tra i pagatori marocchini e chi aveva un ruolo in Europa»: l’attacco sul Qatargate è netto per Benifei il quale imputa all’esponente di Articolo1 di aver lui un interesse per accreditarsi presso il Marocco. Questo però, prosegue l’europarlamentare, «non significa che sia vero anche il resto della sua versione. Perché sfido chiunque a dimostrare che il mio assistente partecipò a quell’incontro di Roma o che io abbia mai incontrato questi rappresentanti delle comunità. Lo scarto tra me e Mercedes Bresso, prima dei non eletti dopo di me, è stato di 7 mila voti. Non mi pare di aver avuto bisogno dei voti di questa comunità, con cui non ho alcun contatto, per passare».



QATARGATE, LE INTERCETTAZIONI DI EVA KAILI E I TIMORI SU GIORGI

Il capo delegazione del Pd in Ue sottolinea ancora a “La Stampa” in merito alle accuse mosse da Panzeri sul Qatargate come non vi sia alcuna connessione tra lui o i suoi assistenti con il Marocco: «Posso tranquillamente affermare che non ho mai inviato il mio assistente a Roma per partecipare a quella riunione (con l’ambasciatore marocchino Atmoun, ndr). Era stato Panzeri a insistere affinché ciò avvenisse, ma a me la cosa pareva del tutto inutile. Non mi interessava affatto e ora comprendo il perché di tutta la sua insistenza», conclude Brando Benifei. Così ancora ieri Moretti invece replicava a Panzeri in merito all’accusa di essere stata eletta con i voti fondamentali della comunità marocchina in Italia: «Ho conosciuto il signor Atmoun nel 2019, perché Panzeri me lo ha presentato. Non abbiamo mai affrontato temi particolari né mi sono interessata a questioni legate al Marocco negli ultimi anni».



Nei tanti verbali visionati dalla stampa belga – e qui in Italia dal “Fatto Quotidiano” oggi in edicola – vi sono novità importanti che arrivano dalle intercettazioni recuperate da pm del Qatargate sulla ex vicepresidente dell’Europarlamento Eva Kaili, anche lei in carcere dallo scorso 9 dicembre con le stesse accuse di Panzeri e del suo compagno Francesco Giorgi (lui però da poco spedito ai domiciliari con braccialetto elettronico). Il verbale riporta le telefonate fatte lo scorso 27 dicembre dal carcere di Bruxelles dove l’europarlamentare greca parla con il padre: «“Eva esprime ancora una volta la sua preoccupazione per le possibili pressioni che Giorgi potrebbe subire da quei ragazzi”» e suggerisce di «lasciare che questi ragazzi facciano le loro cose”», si legge nei verbali riportati dal “Fatto”. Resta da capire a chi si riferisce Eva Kaili con “ragazzi”: delle due l’una, o parla degli inquirenti oppure degli accusati Panzeri e Cozzolino. Resta il dato: la fidanzata e madre della figlia teme che il suo compagno Francesco Giorgi «possa essere piegato» dalla detenzione. Ultimo dato non da poco: in una telefonata fatta con la sorella il 5 gennaio, Eva Kaili le chiede di recuperare da casa sua un cellulare e delle chiavette USB che «sono importanti e sono nascoste in casa dietro uno specchio». Di cosa si tratta e cosa conterrebbero sono domande a cui gli inquirenti del Qatargate starebbero cercando di rispondere da diverse settimane ormai senza al momento effettive ipotesi a riguardo.