COZZOLINO CHIEDE DI ESSERE SENTITO SUL QATARGATE. KAILI: “TRADITA DA GIORGI”
Le prime dichiarazioni rese da Antonio Panzeri al giudice Claise che indaga sul Qatargate hanno portato a due immediate conseguenze: in primis, la Procura del Belgio ha chiesto all’Italia attraverso Eurojust di congelare i conti correnti di Panzeri e della figlia Silvia. Oltre al milione e mezzo di euro trovati in casa dell’ex europarlamentare di Art. 1 e della ex vicepresidente del Parlamento Ue Eva Kaili, nei giorni scorsi la Procura di Milano aveva ricevuto l’ordine di investigazione europeo dai magistrati belgi per le indagini su “associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio”, con la richiesta di effettuare una serie di perquisizioni. Ebbene, vennero trovati 17mila euro nella casa di famiglia dei Panzeri nella Bergamasca e 20mila euro nella residenza di Abbiategrasso di Francesco Giorgi, ex collaboratore di Panzeri e attuale assistente di Cozzolino.
Proprio sull’europarlamentare sospeso dal Partito Democratico emerge la seconda diretta conseguenze delle semi-confessioni di Panzeri: «Da oltre una settimana sono chiamato in causa sulla stampa nel Qatargate sulla base di sospetti e illazioni, pur non avendo ricevuto alcun avviso o comunicazione giudiziaria da parte delle autorità inquirenti», spiega in una nota Andrea Cozzolino, aggiungendo «Essendo tale condizione ingiusta e mortificante, ho dato incarico ai miei avvocati di presentare al giudice istruttore belga, Michel Claise, una formale istanza con la quale, pur dichiarandomi estraneo ai fatti, chiedo di essere sentito per contribuire all’accertamento della verità, rinunciando a tal fine alle guarentigie dell’immunità parlamentare». In giornata sul Qatargate emergono novità anche per quanto riguarda Kaili e gli interrogatori avvenuti negli scorsi giorni: «Eva Kaili si fidava del compagno Francesco Giorgi e lui l’ha tradita», attacca l’avvocato della stessa Kaili, Mihalis Dimitrakopoulos, al termine di un colloquio di oltre quattro ore con l’ex vicepresidente del Parlamento europeo svoltosi nel carcere di Haren. «Le ricostruzioni dei giornali non corrispondono a verità», conclude l’avvocato nello spiegare che «La procedura penale è segreta, per questo non posso dire molto, ma la sola cosa che posso dire è che Eva Kaili è innocente».
I VERBALI DI ANTONIO PANZERI SUL QATARGATE: “VOGLIO COLLABORARE”
Sul “Fatto Quotidiano” di oggi vengono pubblicati alcuni importanti stralci dei verbali di interrogatorio fatti dalla Procura di Bruxelles ad Antonio Panzeri, uno dei 4 arrestati nell’ambito della vicenda Qatargate che sta scuotendo i vertici delle istituzioni europee. Dopo i silenzi dei primi giorni in carcere, l’ex sindacalista del Pd, oggi in Articolo 1 (il partito dell’ex Ministro Roberto Speranza) avrebbe deciso di collaborare iniziando a confessare alcune tangenti ricevute da Qatar e Marocco: non solo, a differenza di Eva Kaili che smentisce su tutta la linea di essere al centro della corruzione in sede Ue (“scaricando” le colpe su Panzeri e sul compagno Francesco Giorgi), l’ex n.1 della Camera del Lavoro di Milano ha deciso di fare nomi provando a trascinare altri del “giro” Qatargate nei taccuini dei giudici.
«L’accordo prevedeva che avremmo lavorato per evitare delle risoluzioni contro i Paesi e in cambio avremmo ricevuto 50mila euro»: lo ha detto Antonio Panzeri davanti ai magistrati del Belgio, citando in primis l’europarlamentare Pd Andrea Cozzolino oltre all’ex collega socialista Marc Tarabella. In particolare modo, è l’esponente Dem ad essere inserito nel “mirino” di Panzeri: «Io aggiungo che non ho prove ma voi dovreste controllare il presidente attuale della delegazione del Maghreb», ovvero proprio Cozzolino. «È il parlamentare di cui Giorgi è l’assistente», continua Panzeri davanti al giudice Claise, responsabile dell’inchiesta Qatargate, «Tra l’altro questo parlamentare è responsabile di chiedere risoluzioni d’urgenza ma questo non passa da noi, questo passa direttamente quindi non conosco bene la base ma so che è successo». Non si tratta di una confessione piena ma alcune ammissioni vi sono eccome: stando a quanto poi scoperto dal Vsse (il servizio segreto belga che ha dato inizio all’indagine) l’attività di ingerenza di Panzeri a favore del Marocco sarebbe iniziata molto prima, almeno dal 2014, mentre il rapporto con il Qatar risale al 2018 in “vista” dei Mondiali di calcio.
SILVIA PANZERI, KAILI E… LE ALTRE NOVITÀ SUL QATARGATE
Antonio Panzeri è stato interrogato dalla polizia federale per avere le prime informazioni sull’inchiesta Qatargate: poi, dopo 24 ore, è comparso davanti al giudice istruttore Michel Claise per riempire un verbale d’interrogatorio. Da quanto pare sui media belgi, il magistrato non sarebbe affatto soddisfatto delle dichiarazioni rese dall’ex europarlamentare in quanto non vi sarebbero state spiegate molte vicende scovate dagli ultimi due anni di indagini. Resta però la dichiarazione iniziale da cui emerge comunque una parziale confessione di parziale corruzione sul fronte Qatar e Marocco: «L’origine di tutto, fondamentalmente, è stata dopo il 2019 e l’accordo prevedeva che avremmo lavorato per evitare delle risoluzioni contro i Paesi e in cambio avremmo ricevuto 50mila euro – ha raccontato Panzeri, secondo i verbali apparsi sul “Fatto” – questo accordo è stato passato al Marocco e in un certo senso ha continuato, ed è stato continuato tramite l’ambasciatore attuale che è a Varsavia Atmun Abderrahim».
Esclude che nel “giro” vi fosse anche il segretario del sindacato mondiale Luca Visentini («Mi ha chiesto se io potevo aiutarlo soprattutto per farlo arrivare a Melbourne a novembre 2022, non aveva i soldi, io gli ho dato circa 15mila euro credo») e pure il segretario della ong fondata da Emma Bonino, Figà-Talamanca («con lui sono in contatto solo perché affittiamo un locale nella sede della ong che presiede»). Panzeri infine sottolinea come la somma di denaro trovata a casa sua «non era a disposizione di altri», ergo smentisce l’ipotesi di ulteriore corruzione: «L’accordo è cominciato a ottobre o novembre 2019 e quando ero parlamentare non c’è stato alcun conflitto di interesse che mi riguardasse», si difende l’esponente di Articolo 1, come del resto Marc Tarabella di cui Panzeri ha fatto specifico nome negli interrogatori. «State confessando di partecipare a questa corruzione almeno per lo Stato del Qatar coinvolgendo un eurodeputato, Giorgi e Tarabella. Avete delle altre rivelazioni da fare?», avrebbe chiesto il giudice, con risposta netta «Confermo Tarabella, è andato in Qatar». La moglie di Panzeri, Dolores Maria Colleoni, è stata giudicata dalla Procura di Brescia in grado di essere estradata in Belgio (anche se dopo l’appello degli avvocati difensori in Cassazione occorrerà capire le prossime evoluzioni, ndr) mentre per quanto riguarda la figlia Silvia la Corte d’Appello ha deciso di rinviare tutto al 3 gennaio per valutare le condizioni di sovraffollamento delle carceri in Belgio. Novità sul fronte Qatargate arrivano anche dalle nuove dichiarazioni rese da Eva Kaili davanti ai giudici: o meglio, delle correzioni rispetto a quanto emerso dalle agenzie negli scorsi giorni. «La signora Kaili non hai mai ammesso di aver chiesto al padre di trasferire il denaro per nasconderlo», spiega l’avvocato Michalis Dimitrakopoulos, aggiungendo poi «la signora Kaili è venuta a conoscenza di questo denaro all’ultimo minuto e ha chiesto che tornasse immediatamente al suo proprietario, il signor Panzeri».