IL LEGAME TRA PANZERI, D’ALEMA E SPERANZA: LA SINISTRA NEL “QATARGATE”
Domenica mattina la Procura federale del Belgio ha convalidato il fermo per Antonio Panzeri all’interno della maxi inchiesta sul Qatar: l’ex europarlamentare di Pd e Articolo 1 è stato arrestato sabato con la moglie Maria Colleoni e la figlia Silvia (queste ultime però sono ai domiciliari in quanto hanno affermato davanti ai giudici di non essere a conoscenza di nulla di quanto viene contestato). Per l’ex segretario della Camera del lavoro di Milano invece l’accusa è piuttosto grave, così come per gli altri funzionari europei accusati di aver ricevuto tangenti dal Qatar negli scorsi anni/mesi: Panzeri è accusato – assieme alla vicepresidente del Parlamento Europeo Eva Kaili, il marito Francesco Giorgi e Niccolò Figà-Talamanca (segretario dell’ong ‘No Peace Without Justice” fondata da Emma Bonino) – di organizzazione criminale, riciclaggio di denaro e corruzione. In particolare, recita la Procura belga, i quattro sono accusati di «versamento d’importanti somme di denaro e l’offerta di regali significativi a terzi aventi una posizione politica e/o strategica tale da permettere, in seno al parlamento Europeo, d’influenzare le decisioni del detto parlamento».
A livello politico oggi Antonio Panzeri non aveva più grandi incarichi di partito all’interno del movimento fondato da Roberto Speranza e Massimo D’Alema: eppure un certo legame per diverso tempo è intessuto tra l’ex dem e i due leader della sinistra italiana. Tanto con D’Alema quanto con Speranza, Panzeri era uno degli uomini più in vista tra i fedelissimi: come spiega oggi “La Verità”, verso la fine dello scorso millennio da leader della Camera del Lavoro di Milano, Panzeri scelse la “sponda” D’Alema e non il leader della Cgil Cofferati nella battaglia sulla riforma del mercato del lavoro (Articolo 18 e non solo). «La decisione lo premiò, perché grazie a quella battaglia, Panzeri entrò dalla porta principale del potere politico dalemiano. Non è un caso, come ricordano le cronache di allora, che a metà del 2000 Panzeri fosse uno degli invitati di punta a casa di Inge Feltrinelli a Milano, tra i salotti più rinomati in quegli anni nel capoluogo lombardo», spiega Da Rold su “La Verità” per inquadrare l’origine politica di Antonio Panzeri.
PANZERI FONDÒ LA ONG (OGGI INDAGATA) NEL 2019 PER REINVENTARSI NEL PARTITO DI SPERANZA
Dopo diversi incarichi in Parlamento e nell’Europarlamento, con la scissione anti-Renzi di Speranza e D’Alema, Antonio Panzeri entra in Articolo1 e prosegue la sua attività di burocrate europeo durata quasi 15 anni. Forti legami non solo con il Qatar ma anche con il Marocco, tant’è che tra gli atti di accusa delle autorità belghe spunterebbe anche un presunto scambio di tangenti anche con il Paese Nordafricano. «Chi conosce bene il mondo dalemiano sostiene, però, che l’europarlamentare preferito dall’ex premier sia sempre stato Massimo Paolucci. Anche per questo motivo, quando Paolucci e Panzeri rimasero senza un seggio a Bruxelles, fu il primo a diventare capo della segreteria del ministero della Salute di Roberto Speranza», sottolinea ancora “La Verità” facendo capire come negli ultimi anni le “fortune” politiche di Panzeri finirono all’interno di Articolo 1.
Dovette per questo reinventarsi all’interno della politica italiana ed europea: anche per questo motivo nel 2019 fondò la Ong Fight Impunity per «contribuire a promuovere la lotta contro l’impunità». Senza posti in Parlamento e senza incarichi nel governo, Panzeri si dedicò alla Ong europea e gli affari rimasti con l’estero. Occorrerà capire ora le eventuali responsabilità e presunti reati commessi, con tutta la linea difensiva ancora da ascoltare dopo i proclami delle accuse e degli arresti che hanno terremotato in questi giorni il Parlamento Europeo e in generale i vertici Ue.